Zaniolo è un “caso” a parte: non teme squalifiche sportive perché ribadisce di non aver mai fatto scommesse, ma solo giocato a carte
Fagioli e Tonali da un lato. E Zaniolo per sé. Non sono tre casi uguali. Per l’ex romanista anzi il caso “scommesse” non esisterebbe: lui ribadisce di aver giocato a carte, di non aver mai scommesso, men che meno sul calcio. Ma è anche nella percezione mediatica che i tre casi sono in realtà due. Scrive la Gazzetta dello Sport:
“Fateci caso: se è vero che i social siano un parziale termometro dell’opinione pubblica, Nicolò Zaniolo resta al centro di una sorta di leggenda nera che l’inchiesta di questi giorni abbia solo amplificato. Paradossalmente, dal punto di vista mediatico, i giudizi su Nicolò Fagioli e Sandro Tonali paiono godere della misericordia (doverosa) delle lacrime, della ludopatia, delle cure da intraprendere, mentre l’attaccante dell’Aston Villa, invece, sembra non riuscire mai a scrollarsi di dosso quella etichetta di bad boy che l’esperienza romana e certe antiche vicende azzurre gli hanno cucito addosso”.
La strategia difensiva di Zaniolo infatti “è diversa rispetto alle altre, e quindi è possibile che, alla fine, lo siano anche le risultanze. A differenza di quanto, più o meno ufficialmente, sta emergendo per i suoi colleghi, Nicolò infatti non ha mai ammesso di avere scommesso su partite di calcio. Anzi, al suo club, ai familiari, all’agente e agli avvocati, ha ribadito più volte la stessa versione: «Io non ho mai scommesso. Ho giocato a carte online – soprattutto a blackjack” – su dei siti che non sapevo fossero illegali»”.
“Non è un caso che le informazioni che Nicolò chiede a chi gli è vicino riguardano solo gli aspetti di giustizia ordinaria, come se si sentisse sicuro sugli aspetti sportivi. Detto questo, da tempo la Procura federale ha aperto da tempo un fascicolo su Zaniolo, ma non c’è stata nessuna sua convocazione”.