Numeri alla mano, in campionato e in Champions il Napoli è allineato con gli obiettivi minimi di stagione, eppure basta una sconfitta per allarmare i tifosi
Il Napoli di Rudy Garcia fin qui ha disputato dodici incontri, nove in campionato, tre in Champions League: considerato che, mediamente, una squadra di fascia medio-alta in un anno disputa dalle quarantotto gare stagionali in su (trentotto di campionato, almeno due di Coppa Italia e otto nelle competizioni europee, di cui sei nel girone e almeno un turno nella fase ad eliminazione diretta) si può dire che gli azzurri hanno già disputato un quarto delle gare da giocare e, pertanto, è già tempo di stilare un primissimo bilancio.
La squadra partenopea ha vinto in sette occasioni (cinque in campionato, due in Champions) di cui due volte in casa e cinque in trasferta, ha ottenuto due pareggi (entrambi in campionato ed entrambi in trasferta) e ha perso tre partite (due in campionato, una in Champions), tutte in casa; è andata a segno venticinque volte (venti in campionato, cinque in Champions) e ha subito quattordici reti (dieci in campionato, quattro in Champions). Occupa, al momento, il quarto posto in classifica in Serie A (seppur in coabitazione con la Fiorentina) e il secondo del girone di Champions League, alle spalle del Real Madrid a punteggio pieno, ergo è perfettamente in linea con quelli che sono gli obiettivi (minimi) stagionali.
Eppure tra i sostenitori azzurri si respira un’aria di insoddisfazione generale, un pessimismo che talvolta sfocia nel catastrofismo, per cui quando il Napoli perde/non vince, è sempre un pianto greco con chi vuole mandare via l’allenatore, chi sfoga la sua rabbia contro la società, chi se la prende con il portiere, chi con il centravanti che ha sbagliato dei gol clamorosi, chi con il centrocampo che non fa filtro e copre a dovere, chi con l’esterno incapace di mettere in mezzo una palla decente, etc; quando invece vince c’è sempre chi si industria per cercare il modo di sminuire la vittoria: chi dice che l’avversario era troppo modesto e pertanto poco probante, chi rimpiange le prestazioni sfavillanti dello scorso anno (anche se sarebbe più corretto dire da agosto a marzo, dal momento che da aprile in poi il Napoli fece registrare un vistoso calo sia di risultati che di rendimento), chi sostiene che si è vinto più per le giocate individuali che per azioni corali (come se vincere per una giocata individuale, come ad esempio il “gol del secolo” messo a segno da Maradona contro l’Inghilterra nel Mondiale di Messico ’86, quando da solo saltò mezza squadra avversaria, portiere compreso, prima di depositare la palla in rete, fosse quasi qualcosa di cui doversi vergognare…), chi invece ritiene che la squadra ha conseguito la vittoria grazie agli schemi, ormai memorizzati, dell’allenatore dell’anno scorso (secondo l’assurda teoria per cui se la squadra vince e/o gioca bene è perché ha giocato seguendo “in autogestione”, o per imposizione societaria, i dettami tattici imparati nel corso della precedente stagione, se invece perde e/o non gioca bene la colpa è di chi siede adesso in panchina!), etc. Sembra quasi che nell’ambiente partenopeo si diffusa l’errata convinzione che se non si vince sempre (e per di più giocando sempre bene) non c’è alcun motivo per essere soddisfatti di una squadra che, nonostante tutto, numeri alla mano, si conferma, ancora una volta, tra le prime in Italia e in Europa!
A proposito di Europa, il Napoli a Berlino ha disputato la sua quattordicesima gara in terra teutonica (giocando contro undici avversari differenti…), nelle quali ha finora ottenuto cinque sconfitte, altrettanti pareggi e quattro vittorie. Ma a saltare di più agli occhi è il fatto che le quattro vittorie ottenute in Germania sono arrivate tutte nelle ultime quattro gare disputate: Wolfsburg-Napoli 1-4 nella stagione 2014/15, in Europa League, con Rafa Benitez in panchina, RB Lipsia-Napoli 0-2, sempre in Europa League, nella stagione 2017/18 con Maurizio Sarri (vittoria però inutile ai fine della qualificazione in quanto gli azzurri erano stati precedentemente sconfitti nella gara d’andata in casa per 1-3), Eintracht Francoforte-Napoli 0-2 lo scorso anno agli ottavi di Champions League con Luciano Spalletti e quella appena conseguita a Berlino per 0-1 con Rudy Garcia. Prima della stagione 2014/15 il Napoli in Germania, in dieci gare disputate, non aveva mai vinto, nemmeno nelle due trasferte di Monaco e Stoccarda disputate nella trionfale edizione della Coppa Uefa 1988/89 (quando gli azzurri di Maradona e Careca vinsero il trofeo) nelle quali il Napoli pareggiò per 2-2 con il Bayern Monaco e per 3-3 con lo Stoccarda; da allora in poi ha ottenuto quattro vittorie consecutive, a dimostrazione della crescita esponenziale fatta registrare dai partenopei nel corso dell’ultimo decennio.
Infine un ultimo dato che riguarda l’Union Berlino: i tedeschi, giunti alla nona sconfitta consecutiva tra campionato e Coppa, in Champions League hanno perso tre gare su tre, di cui la prima in trasferta con il Real Madrid soccombendo soltanto nei minuti di recupero (gol di Bellingham al 94esimo), la seconda in casa con lo Sporting Braga sempre al 94esimo! Un dato, questo, che sta a dimostrare due cose: in primis che, per quanto in caduta libera, l’Union Berlino è una squadra che, almeno in Champions, ha sempre reso difficile la vittoria ai rispettivi avversari, non soltanto al Napoli; in secundis che in Champions League vincere le partite non è affatto semplice come alcuni credono e vogliono far credere agli altri, nemmeno contro quelle squadre che, sulla carta, sembrano essere avversari comodi!