Ok il treble e i 52 gol, ma per dirti migliore di Messi nell’anno in cui ha vinto il Mondiale non puoi avere Acerbi tra i carichi pendenti
Messi ha perso l’occasione di rendersi ulteriormente immortale: avrebbe potuto alzare al cielo il suo ottavo pallone d’Oro urlando ACERBIIIIIIIIII. Tipo Sofia Loren quando chiamò sul palco degli Oscar Roberto Benigni. Le telecamere avrebbero inquadrato, di scatto, Haaland in platea, indugiando poi sulla crisi convulsiva del norvegese. I traumi, quelli belli, quelli irrisolti.
“Acerbi” è la risposta alle immancabili critiche del giorno dopo. Quelle ovvie, preventivate eccezioni al premio come miglior giocatore dell’anno assegnato al miglior giocatore del decennio. Dice: doveva vincerlo Haaland il Pallone d’Oro. Per il “treble”, e i 52 gol in 52 partite, eccetera eccetera. L’appassionante (sarcasmo) dibattito potrebbe proseguire col Mondiale che vale più della Champions, ed altre verità insindacabili a supporto. Ma perché perdere tempo quando puoi semplicemente barricarti dietro un “Acerbi”. Senti come suona secco, immediato, imperativo: Acerbi.
Ovvero: come potevano dare il Pallone d’oro a uno che si fa fermare da Acerbi?
Come si dice Acerbi in inglese? Uguale? Ecco. Caro Jim White del Telegraph, sappiamo che ci leggi (auto-sarcasmo): bello l’editoriale complottista nel quale ci spieghi che hanno premiato Messi solo perché la Fifa è invidiosa della ricchissima Premier League. Ma se, come scrivi, “la possibilità di Haaland di aggiungere il premio al suo bottino la prossima stagione è fortemente limitata” non è “per il suo luogo di lavoro” – l’Inghilterra – ma per colpa o merito di un onesto difensore italiano che nella finale di Champions s’è messo in marcatura di Haaland e non gli fatto toccare palla. Non Baresi, non Maldini, non Gentile. Acerbi.
Il quale, sia detto per cronaca, in semifinale aveva annullato pure Giroud, tanto che il Guardian l’aveva celebrato come simbolo della raggiunta finale interista.
Messi è scomparso dal dibattito parecchie righe più su. L’invidia ormai è una frase fatta, da ascensore, come le mezze stagioni che non ci sono più. E’ un concetto disinnescato dalla goffaggine di chi la denuncia. “Non ci premiano perché ci invidiano”, soprattutto se il pulpito sono gli inglesi, suona come quando c’è la salute c’è tutto, nella vita non si può mai sapere, ti accorgerai quando avrai dei figli, i politici pensano solo a rubare.
Messi ha vinto Palloni d’Oro meno meritati, di pura inerzia mediatica. I numeri di Haaland sono innegabili, come lo è l’attenuante generica d’essere norvegese, e quindi un campione privo di nazionale a supporto. Ma se vuoi che il calcio ti riconosca inoppugnabilmente come quello migliore di Messi nell’anno in cui Messi ha vinto (quasi da solo) il Mondiale, tocca fare i conti con i carichi pendenti. Nel casellario giudiziario di Haaland c’è scritta una sola condanna: Acerbi. Per fortuna hanno inventato la psicoterapia, per cose così.