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Miss Italia, «in tante hanno raccontato di molestie e violenze»

Su La Stampa il racconto di Vera Slepoj psicoterapeuta che era in giuria: «Ho ascoltato i loro racconti, come se l’Italia fosse precipitata in un abisso»

Miss Italia, «in tante hanno raccontato di molestie e violenze»

Miss Italia ormai va sul web. Niente più diretta tv, ciò non ha influito sul successo della manifestazione cui hanno partecipato settemila ragazze. La Stampa (quotidiano molto attento alle istanze delle donne che poi dovrebbero essere istanze anche degli uomini), con Maria Corbi, ha intervistato Vera Slepoj psicoterapeuta che era in giuria. E Slepoj riferisce di tanti episodi di molestie e violenze confessate dalle ragazze in concorso. È, tra l’altro, quel che rende il film di Paola Cortellesi un film contemporaneo.

Miss Italia, ecco cosa scrive La Stampa.

Una cosa d’altri tempi, dicono in tanti, ma quando settemila ragazze si iscrivono al concorso forse l’analisi non è così semplice. Soprattutto se parli con Vera Slepoj, psicoterapeuta, in giuria con il compito di valutare la loro personalità. «Siamo tornati agli anni del dopoguerra, quando le ragazze di provincia, senza nessun’altra dote se non la loro bellezza e la loro intelligenza, venivano a Salsomaggiore per liberarsi dalle catene familiari e sociali, rendendosi indipendenti».

«Quando su 220 ragazze prefinaliste tante riferiscono di aver subito violenze e molestie abbiamo una statistica».

«Ho ascoltato i loro racconti di violenza e di sopraffazione maschile. Come se l’Italia in pochi anni fosse precipitata in un abisso». C’è la miss che è scappata da un fidanzato violento, quella che ha subito molestie nell’orfanotrofio prima di essere adottata. La ragazza bullizzata a scuola perché troppo bella, distante, inaccessibile. Quella a cui è stato chiesto un “favore” in cambio di un lavoro o comunque sul posto di lavoro. Tante molestie fisiche, e anche qualche stupro. Ascoltando la voce delle miss che rappresentano le loro regioni si intercetta anche una violenza più sottile, quotidiana, quella del controllo maschile. «Mio fratello da quando ho scelto di venire a Salsomaggiore non mi parla più», ha raccontato una di loro. «Per lui è una vergogna che io mi esponga fisicamente». Confidenze, denunce che affondano in un passato che non è mai veramente passato, soprattutto in alcuni contesti sociali e culturali.

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