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Jorginho: «Spalletti mi ha detto subito cosa si aspetta da me»

In conferenza: «Con lui ci siamo sentiti in questi tempi, mi aveva spiegato le scelte, in fondo giocavo meno. Io gli ho detto: ‘Non si preoccupi, torno’. E la chiamata è arrivata»

Jorginho: «Spalletti mi ha detto subito cosa si aspetta da me»
Firenze 02/09/2021 - qualificazioni Mondiali Qatar 2022 / Italia-Bulgaria / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Jorginho

Il ritorno in Nazionale di Jorginho ha sicuramente sorpreso, ma Spalletti ha immediatamente provveduto a spiegare in conferenza i motivi della sua svelta, senza lasciare dubbi. Anche lui ne ha parlato in conferenza stampa oggi

Sorpreso dalla chiamata di Spalletti?

«Contento di esser stato richiamato. Spalletti mi ha detto subito cosa si aspetta da me. Vuole che controlli la squadra, la tenga compatta, per realizzare il gioco positivo che abbiamo in mente. Con lui ci siamo sentiti in questi tempi, mi aveva spiegato le scelte, in fondo giocavo meno. Io gli ho detto: ‘Non si preoccupi, torno’. E la chiamata è arrivata»

Eri calato un po’ dopo l’Europeo…

«La mia “radio” era accesa, con la voce aiutavo sempre, ma le giocate si vedevano un po’ meno»

I confronti con la Premier sono imbarazzanti per noi. L’Inghilterra è la favorita per l’Euro?

«Loro sempre favoriti, hanno una grandissima squadra, ma per vincere il talento non basta. La Premier bellissima, ma anche la A lo è»

In Nations pensava di aver chiuso con l’Italia?

«No, sento che ho ancora tanto da fare, sto benissimo e farò tutto per aiutarla. Voglio risentire le emozioni dell’Europeo»

Perché in Premier si corre di più?

«C’è più intensità, credo sia un fatto di cultura, il modo diverso in cui vedono la partita. In Italia è come giocare a scacchi, in Inghilterra tutto più istintivo, si buttano sempre a tutta senza pensarci tanto. Questa è la vera differenza»

All’Arsenal la rinascita?
«Ambientarsi non è mai immediato, ma anche l’inizio non è stato negativo. Arteta ti dà un miliardo di informazioni, ci vuole tempo. Ora sto benissimo»

Torna a Roma, lo stadio del rigore sbagliato con la Svizzera…

«Grazie per il bel ricordo… (ride, ndr.). Ho una motivazione in più, è sempre bello l’Olimpico, avremo bisogno di tutta l’energia positiva. Ma non ho nessun blocco psicologico. Vorrei anche tornare a giocare in Italia un giorno. Ma non so quando, all’Arsenal sono felicissimo, ho tanto da fare in Inghilterra»

E se c’è un rigore di nuovo?

«Se capita, e se tocca a me, non mi tiro indietro. Sono pronto, ma non decido io»

Eredi nel ruolo?
«Non sta a me dirlo. Ci sono giovani che stanno crescendo, forse non con le mie caratteristiche. Per ora vi dovete accontentare di me. Per il ruolo serve mettere la squadra prima di te e rendere facili le cose ai compagni»

Ricordi della Nord Macedonia non positivi. E ora?

«Squadra chiusa, compatta, che cercherà di colpirci in contropiede. Serve organizzazione e gioco offensivo. Dobbiamo segnare. In due partite abbiamo concesso due tiri e due gol, quindi non dobbiamo concedere più niente»

Ci sono sempre meno italiani selezionabili…

«Dobbiamo credere più nei nostri talenti, che siano in Italia o all’estero. A volte non ci si crede. Quello il problema»

Il ricambio generazionale è in corso…

«E ci sono giocatori di personalità, Di Lorenzo, Cristante, Locatelli stanno venendo fuori. Il talento c’è»

Differenze tra Mancini e Spalletti?

«Non mi piacciono i paragoni, ma entrambi hanno grande esperienza e grande sincerità. Il gioco non mi sembra diverso: chiedono bel calcio, possesso palla, squadra alta e pressione»

Si sente cambiato dall’Europeo?

«Due anni di calcio sono tantissime partite: sono cresciuto tanto anche cambiando squadre e allenatori. Penso di capire di più il gioco e di competere meglio: non basta giocare bene, serve esperienza»

Ha ancora obiettivi?

«Li ho sempre, sennò dovrei smettere. Ma non dico quali»

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