Sideri scrive di Sinneromics: “L’effetto Sinner ricorda quello di Tomba nello sci negli anni Ottanta. O ancora Luna Rossa”
Non è facile scrivere di Sinner il giorno della vittoria su Djokovic alle Finals senza finire incastrati nella retorica. Ci riesce Massimo Sideri sul Corriere della Sera. Sideri la prende dal lato economico. Scrive di “Sinneromics“. E parte nientemeno che da John Maynard Keynes, “l’economista di Cambridge che ha contribuito a trovare la ricetta per uscire dalla grande crisi del 1929”. Nella sua Teoria generale “Keynes si spingeva a lasciarsi alle spalle i numeri per dire che anche se non c’è nessuna ragione economica per cui un imprenditore ottimista possa avere più probabilità di riuscire nei suoi affari rispetto a un imprenditore pessimista, ebbene quell’imprenditore ottimista avrà più chance. Le aspettative, almeno in parte, influenzano il risultano”.
Poi prosegue con Thomas Edison che diceva che “l’innovazione è 10 per cento ispirazione, 90 per cento sudore”. E quindi, Sinner? “La Sinneromics – scrive Sideri – è ispirazione e tantissimo sudore. Noi in Italia spesso abbiamo l’ispirazione e ce ne pavoneggiamo, giustamente. Peccato che altrettanto spesso ci dimentichiamo del sudore. Chi ha seguito in questo anno la sua crescita tecnica (non solo nella battuta ma anche nella maggiore maturità tattica) sa di cosa parliamo”.
Sinner insomma riassume il sudore di Edison e l’ottimismo di Keynes. Perché “il tennis è una buona angolazione per l’economia anche per altri motivi: alle Atp Finals giocano solo gli 8 migliori giocatori mondiali. Potremmo dire che è il G8 del tennis”. “Le Finals non sono uno specchio del G8 dei governi. Ma funzionano bene come indicatori economici del futuro, dei futures come si direbbe in finanza. Non c’è certezza che le cose vadano così, ma qualche indicazione la danno”.
“Così l’effetto Sinner ricorda quello di Tomba nello sci negli anni Ottanta. O ancora Luna Rossa. In poche settimane ci ricordammo tutti di essere un popolo di navigatori, di essere gli eredi delle flotte commerciali dei genovesi, dei veneziani. Di Marco Polo e Cristoforo Colombo. Andando un pochino indietro nel tempo: lo stesso effetto lo fece Sergio Leone (che ispirò alla regia un Clint Eastwood che da pistolero si è trasformato negli anni in un monumento dietro la cinepresa) e Federico Fellini. Tutti a invidiarci. E noi a perderci nella grande bellezza”.