Il Napoli non è l’unica squadra campione d’Italia in difficoltà l’anno successivo. Quell’anno i rossoneri finirono undicesimi
Correva la stagione 1996/97 e il Milan, campione d’Italia in carica, salutava Fabio Capello, che nel quinquennio trascorso sulla panchina dei rossoneri aveva vinto ben quattro scudetti, di cui tre (‘92, ‘93 e ‘94) consecutivi e il quarto, l’ultimo, intervallato dalla vittoria della Juventus di Lippi (la prima della serie) e aveva conquistato ben tre finali di Champions League consecutive, di cui una (quella del ’94) vinta travolgendo in finale il Barcellona di Johan Cruijff per 4-0 e le altre due perse di misura contro l’Olympique Marsiglia di Bernard Tapie (nel 93) e l’Ajax di Louis Van Gaal (nel 95).
Per sostituire Capello (andato ad allenare il Real Madrid) la società rossonera si affidò ad un tecnico straniero, per l’esattezza un uruguaiano, ossia Oscar Tabarez, che aveva già allenato, con discreti risultati, in Italia il Cagliari l’anno precedente.
Purtroppo quel Milan, nonostante la presenza in rosa di quasi tutti i protagonisti della vittoria dello scudetto nella stagione precedente (gente del calibro di Maldini, Baresi, Baggio, Tassotti, Weah, Boban, Albertini, Desailly, Savicevic, Marco Simone, il portiere Rossi, etc), non partì affatto bene, perdendo la finale di Supercoppa Italiana contro la Fiorentina in quella che fu la prima volta che la squadra campione d’Italia in carica non riuscì a portare a casa il trofeo; ma quella sconfitta fu soltanto il primo campanello d’allarme di una stagione nata sotto una cattiva stella, dal momento che il Milan riscontrò non poche difficoltà anche in tutte le altre competizioni: in campionato, dopo undici giornate, i rossoneri occupavano la nona posizione (da campioni d’Italia in carica…), in Coppa Italia furono eliminati ai quarti di finale dal Vicenza di Guidolin (che a fine anno vincerà la competizione battendo in finale il Napoli!), mentre in Champions League, dopo cinque giornate, avevano rimediato due vittorie, un pareggio e due sconfitte. Un bottino troppo magro per la squadra che fino a pochi mesi fa aveva dominato in Italia (e in Europa) che indusse il presidente Berlusconi ad esonerare l’allenatore uruguagio (secondo alcuni tra i due già non scorreva buon sangue per via delle idee politiche di sinistra del tecnico…), ritenendolo responsabile del calo di rendimento della squadra, secondo l’equazione, tanto in voga in queste ultime settimane a Napoli, per la quale se la squadra era sostanzialmente la stessa dell’anno precedente ma i risultati no, la colpa doveva essere necessariamente del tecnico.
Riepilogando: squadra campione d’Italia in carica con quasi tutti i protagonisti che l’anno prima avevano vinto il campionato; allenatore che lascia; nuovo allenatore straniero; risultati e prestazioni non in linea con quelli della stagione appena conclusa; allenatore ritenuto da società, stampa e tifosi responsabile della falsa partenza ed esonerato; ritorno in corsa dell’allenatore che aveva lasciato un ottimo ricordo a Milano e che aveva dato il via all’ascesa del Milan.
Le analogie con quanto accaduto quest’anno al Napoli sono davvero tante; speriamo solo che il finale sarà decisamente diverso.