L’Amburgo, che fu squadra d’elite, e il St.Pauli icona politica europea: una partita a sé in una città a sé dove si incontrano tre fiumi
IL DERBY DI AMBURGO: DOVE CALCIO, STORIA E POLITICA S’INCONTRANO
Venerdì sera si è giocato uno dei derby più iconici al mondo, terminato sul campo 2-2 sotto la neve di questo rigido tardo autunno. Un derby che ancora non era entrato nella nostra consueta rubrica. E allora andiamo nel nord della Germania, a parlare di due realtà che è d’obbligo conoscere per ogni appassionato di calcio che si rispetti.
Mettiamo le mani avanti: capire Amburgo dall’Italia è un compito abbastanza improbo.
Città multiforme che si spande in tutte le direzioni con la costante presenza dell’acqua e dei canali, e senza un grande centro storico, non di rado stupisce il turista per non essere in riva al mare, ma sull’estuario dove un fiume ne incontra altri due. C’è chi ci va per studio o per lavoro, chi per fare shopping, chi semplicemente perché tutti gli dicono che è un posto molto figo. [Spoiler: lo è.] E c’è chi ancora cerca la vecchia Amburgo dentro ai campi lunghi di un vecchio film di Wim Wenders.
In un posto così speciale il derby non può fare eccezione, come vi andiamo subito a raccontare.
Con le maglie bianco-blu e gli iconici pantaloncini rossi, l’Amburgo ha tutti gli attributi di una grande storica, vantando un’origine radicata nel calcio dei pionieri. La fusione di tre squadre locali portò infatti alla creazione dell’HSV nel 1917, con il Germania SC fondato nel lontano 1887. Grazie al suo seguito di tifosi e alle risorse dei suoi soci, il club fu tra i fondatori della Bundesliga, e non per recitare il ruolo di comparsa. Parliamo di una squadra che ha vinto sette scudetti e che nel suo periodo d’oro è stata capace di vincere la Coppa delle Coppe 1976-77 contro l’Anderlecht. e soprattutto la Coppa dei Campioni 1982-83 ad Atene contro la Juventus, e di perdere altre 3 finali nelle 3 competizioni europee. Questo è il club di Felix Magath, di Uwe Seeler, di Horst Hrubesch, e in tempi più recenti di giocatori di culto come l’iraniano Mehdi Mahdavikia e il peruviano Paolo Guerrero. E scusate se è poco.
Se la squadra principale è così famosa, la sua rivale non è però da meno. Fondato nel 1910, il Sankt Pauli si è trovato a diventare un simbolo di qualcosa di molto più grande. A inizio anni ’80 il ritorno della squadra bianco-marrone nella zona dei magazzini del porto ne ha comportato una trasformazione in un esempio di integrazione urbana e attivismo sociale. Un successo dirompente che portò gli spettatori allo stadio dai circa mille del 1980 agli oltre 20mila degli anni ’90. Oggi in certi circoli – calcistici e non – dichiarare di essere loro tifosi è equivalente a dirsi di sinistra, o punk, o hipster, fate voi. Viaggiando per l’Europa non è difficile imbattersi nei loro adesivi con la bandiera pirata o di vedere qualcuno che indossa una loro divisa da gioco. In un’epoca in cui il fascino dei partiti politici è diminuito, ecco che sono club come il Sankt Pauli o il Celtic Glasgow a tenere banco con le loro prese di posizione. Si veda come esempio la recente querelle tra i supporter dei due club riguardo alla causa palestinese.
Date le premesse non è difficile capire che tra i due club non scorra affatto buon sangue. Per quelli dell’Amburgo, il Sankt Pauli è solo una squadretta locale che non ha mai vinto niente, decisamente più interessata a fare politica che al calcio giocato. Per quelli del Sankt Pauli i rivali dell’Amburgo sono la squadra del potere, delle periferie ricche – vista anche la collocazione del loro stadio – e non rappresentano la vera anima della città. La presenza nei vecchi gruppi ultras di neo-nazi da una parte e squatter anarchici dall’altra non ha sicuramente aiutato un sereno sviluppo delle cose. Gli scontri sono relativamente frequenti, anche se l’ultimo periodo di alta tensione è stato nel 2018, quando i dispetti reciproci hanno portato a tafferugli a un concerto e alla distruzione di una coreografia da parte degli ultras rivali.
Per via delle differenze di status tra i due club è un derby relativamente poco disputato. Dei 109 incontri, addirittura 78 risalgono agli anni pre-Bundesliga – che ricordiamo è stata creata nel 1963 – quando entrambe le squadre militavano nei tornei regionali. Nel conto storico l’Amburgo guida con 69 vittorie a 24. La promozione in massima serie del Sankt Pauli a fine anni ’80 e poi di nuovo a metà anni ‘90 ha ravvivato le cose, ma la rivalità è ri-esplosa di recente dopo 7 anni di pausa, quando nel 2018 l’Amburgo è retrocesso per la prima volta nella sua gloriosa storia. Qui le cose sono cambiate veramente, perché il Sankt Pauli ha vinto 5 degli ultimi 11 derby disputati in seconda serie. Particolarmente memorabile quello finito 4-3 per l’Amburgo questa primavera con sei gol segnati nel secondo tempo.
Tornando a questo venerdì, è stato un altro derby da ricordare in casa del Sankt Pauli, con i padroni di casa che sono andati in vantaggio 2-0 nel primo tempo – assurdo il secondo gol con il portiere che se la mette in porta su rinvio pressato – prima di subire una rocambolesca rimonta nella seconda frazione. Nonostante il pareggio, le due squadre sono attualmente prima e terza in classifica, quindi in piena corsa per una possibile promozione a braccetto che farebbe una volta di più la storia. Noi ci speriamo perché avere questo derby in Bundesliga renderebbe ancora più unico il panorama calcistico europeo.
Da ultimo, se voleste vedere questa rivalità dal vivo il prossimo incontro è per il 5 maggio, nel capiente Volksparkstadion dell’Amburgo. Tra gli oltre 50mila biglietti che si staccheranno quel giorno sicuramente ce ne sarà uno anche per voi.