Tra film horror e cittadinanze, comincia timidamente a emergere qualche verità sul mistero di una gestione post trionfo davvero dissennata
FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 15° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24
Viva l’Italia anti-juventina!
Gridano sugli spalti dello Stadium i tifosi azzurri.
Chissà se la Digos correrà a identificarli.
Terza tappa di un ciclo terribile.
Terza sconfitta consecutiva.
Eppure la squadra c’è.
È messa bene in campo.
Domina per tre quarti della gara.
Gioca un gran primo tempo.
Attacca, caparbia.
Fraseggia e palleggia.
Produce calcio, a sprazzi anche bello.
Registra un possesso palla dilagante.
Schiaccia la Vecchia.
Ma niente, non segna.
È questo il guaio.
Vince chi fa muovere la rezza.
Il calcio è un gioco così.
Kvara si divora letteralmente una sorta di rigore in movimento, su strepitoso invito di Osi.
Una cosa che non si può guardare.
Il capitano fa praticamente lo stesso, anche se riesce a trovare un paio di giustificazioni decenti.
Lui non è un attaccante.
E il portiere dalle mille consonanti compie un autentico miracolo.
La Vecchia – si sa – non perdona.
Cambiaso ha dieci metri di spazio per crossare in totale libertà. Il Kosovaro – in bambola ormai da marzo – si fa aggirare come un pollo allo spiedo da quel muratore prestato al calcio a nome Gatti, ed è subito sera.
Dopo di che, tutti nel bunker a difendere il corto muso.
Al diavolo il possesso, al diavolo il bel gioco.
Al diavolo il calcio.
La Vecchia è questa.
Terza batosta consecutiva.
Per fortuna il ciclo terribile è passato.
Ma ha lasciato bitorzoli violacei dalle proporzioni gigantesche.
Ora bisogna guardarsi le spalle.
Vedere di non perdere di vista almeno l’obbiettivo minimo.
La Champions.
Sennò sarà disastro vero.
Che peccato, a pensarci.
In settimana la festa per Fra Cipolla ormai ufficialmente Scugnizzo.
Alla provocazione dell’Impomatato, che ricorda al mister la responsabilità, ormai da napoletano, di non tradire più, il tecnico di Certaldo tira fuori dall’ombra alcune delle motivazioni di quella che è stata una fuga collettiva.
Con questo Patron narcisista e megalomane, era vivere come in un film horror.
Comincia timidamente a emergere qualche verità sul mistero di una gestione post trionfo davvero dissennata.
La Grande Rinuncia.
La scelta di abbandonare il progetto di un ciclo vincente.
La scelta di progressivamente demolire il magnifico tempio vincente appena costruito.
La scelta cosciente di indebolire la squadra.
Non sostituendo adeguatamente Kim e neanche il Mariachi.
Prima o poi uscirà fuori il perché vero di certe decisioni che oggi appaiono solo autolesionistiche.
L’analisi è appena iniziata.
Si aspetta il sabato per i risultati delle milanesi.
Che partita al vecchio Brumana!
La Dea rimaneggiata domina i Diavoli e vince con merito.
Muriel ci ricorda ancora una volta perché da giovane fu accostato a Ronaldo il Fenomeno.
Il suo gol della vittoria, di tacco, è un autentico capolavoro.
Per John Malkovic poche soddisfazioni.
Un ritrovato Jovic e il ritorno al gol di Giroud.
Urge un bagno di umiltà in zona Milanello, anche rapidamente.
Come se non bastasse ci si mette anche il Salvinaccio.
Che urla sui social: “Vergognosi! Ogni partita è peggiore della precedente.”
Tutto troppo facile per i Suninter a San Siro.
I friulani cedono senza neanche combattere.
Non che avrebbe cambiato le cose, ma il rigore del vantaggio è davvero qualcosa di divertente.
Ma ancora più divertente è il Toro che, arrabbiato, scaraventa letteralmente il pallone addosso all’arbitro.
Marco di Bello abbassa mesto il capo e se ne va.
Indizi.
Devono vincere i cinesi.
Mi sa che la Premier, nella trattativa per l’abbandono della Via della Seta, abbia inserito anche lo scudetto a Zhang.