Ti aspettava, ti lasciava giocare e poi ti seccava. La Lazio di Sarri paga un imperdonabile errore nella costruzione dal basso
L’Inter sembrava la migliore Lazio di Simone Inzaghi. A scriverlo è Ivan Zazzaroni direttore del Corriere dello Sport a commento della vittoria nerazzurra per 2-0 all’Olimpico.
L’Inter sembrava la migliore Lazio di Simone, quella che spesso ti aspettava, ti lasciava giocare e poi, non appena trovava uno spazio praticabile, un buco nel quale infilarsi, ti seccava con Immobile o Milinkovic-Savic, Luis Alberto e talvolta anche Caicedo. La Lazio invece si è avvicinata a una delle più decorose Lazio di Sarri: buon palleggio, una discreta precisione e velocità e un possesso non fine a se stesso, ma anche qualche errore difensivo purtroppo (nell’occasione pagato a carissimo prezzo).
Il primo (errore) lo classifico tra gli imperdonabili, l’ha sottolineato perfettamente l’espressione disperata di Sarri. Personalmente odio la palla data dietro come principio, la costruzione dal basso, e dopo la magagna di Marusic e Gila ritengo che anche molti laziali la pensino come me. Mi piace il calcio che guarda negli occhi l’avversario e la porta dell’altro, quello che la stessa Lazio, pur se priva di Romagnoli, Casale e con Luis Alberto a mezzo servizio, ieri è riuscita a mostrare.
Sarri è dentro una stagione indecifrabile e segnata da 7 sconfitte in 16 giornate di campionato, nove in totale.
L’INTER SI CUCE UN PO’ DI SCUDETTO SULLA MAGLIA (NAPOLISTA)
L’Inter vince in casa della Lazio e si cuce qualcosa di vicino a mezzo scudetto sulla maglia. I punti di vantaggio sono ancora pochi, quattro sulla Juventus. Però passare all’Olimpico ha sempre un sapore particolare, a Napoli ne sappiamo qualcosa. La cavalcata dello scorso anno cominciò proprio in questo stadio il giorno dopo la conferenza stampa in cui Spalletti disse: «Volete che vi faccia un disegnino con chi è andato via e chi è arrivato?». Era ancora tra i nostalgici il signor Luciano reduce da due pareggi consecutivi. Ma quella sera, a Roma, Kim e Kvaratskhelia gli fecero capire che ce ne volevano cinque o sei di Insigne e Koulibaly per mettersi a pari. E Spalletti del passato non parlò più.
La squadra di Inzaghi ha vinto 2-0. Non ha dominato. E questo rende ancora meglio l’idea. Ha anche saputo soffrire. Ed è andata in vantaggio su suicidio calcistico biancoceleste con folle passaggio arretrato di Marusic che diventa un assist per Lautaro: supera Provedel, si addentra in area, e segna su due difensori in disperato tentativo di fare muro.
Nella ripresa la gioca bene il primo quarto d’ora. Pressa. Non crea occasioni pericolose, tranne una con Rovella, ma chiude l’Inter. Che però in un delle prime occasioni per stiracchiarsi va in porta, Barella serve Thuram che di sinistro segna, anche lui con due difensori che cercano di mettersi a protezione della porta.
L’Inter si issa a 41 punti, quattro sulla Juventus. Non un’enormità, va detto. Il campionato resta apertissimo. Un piccolo spiraglio resta ancora per il Milan che è nove punti dietro. La corsa finisce qui. Il Napoli è a meno 14, preceduto dal Bologna di Thiago Motta.
La Lazio di Sarri scivola nella parte destra della classifica, undicesima: dietro il Torino e a pari punti col Monza. Al fu Comandante per vincere non è bastata l’esclusione di Luis Alberto calciatore che ha il grave torto di avere talento: e non si fa, non si fa. La prossima volta nasci scarparo, giocherai titolare. Intanto i laziali fischiano alla fine della partita.