Il presidente della Figc: « Non è pensabile disputare due o tre campionati all’interno di una serie di organizzazioni. Noi già stiamo lottando al nostro interno sulle date a disposizione sul campionato»
Gravina sulla Superlega: «Siamo contrari. Devo salvaguardare il brand del calcio italiano»
Domani è prevista la sentenza della Corte di Giustizia Europea per quanto riguarda il contenzioso tra A22 Sports e la Uefa e il possibile monopolio del calcio europeo da parte di quest’ultima. Un verdetto che potrebbe decidere le sorti della Superlega.
Durante la conferenza stampa dopo il Consiglio Federale, il presidente della Figc Gabriele Gravina si è espresso sulla questione:
«Aspettiamo domani per la sentenza. Noi siamo stati l’unica federazione che ha assunto una posizione molto chiara. Siamo totalmente contrari, esiste una norma federale per la quale chi aderisce a quel mondo esce dal sistema federale del calcio»
«Non possiamo impedirne l’adesione, ma la scelta, qualora avverrà, deve essere molto chiara. Non è pensabile disputare due o tre campionati all’interno di una serie di organizzazioni. Noi già stiamo lottando al nostro interno sulle date a disposizione sul campionato, potete immaginare cosa succederebbe se aggiungessimo un altra competizione. Io devo salvaguardare il brand del calcio italiano e si deve sapere a cosa si va incontro»
Anche Karl-Heinz Rummenigge ha parlato della Superlega in un’intervista alla “Gazzetta dello Sport”:
Domani la Corte di giustizia dell’Unione Europea deciderà sul presunto monopolio della Uefa. Il verdetto potrebbe spianare la strada alla Superlega oppure seppellirla per sempre. La Gazzetta dello Sport ha intervistato Karl-Heinz Rummenigge per commentare la nascita della Superlega:
«Preoccupato? Ora no. Lo ero la notte in cui hanno annunciato la Superlega. Erano dodici, avevano cercato di convincere invano noi e altri, erano alla rottura. Ho pensato: “E se fanno davvero la rivoluzione? Sarebbe il caos”. In due giorni la bolla è scoppiata. Ero allo stadio per il Bayern e Ceferin ogni cinque minuti mi mandava sms per di-dire: s’è ritirato il Chelsea, il Liverpool, il City… Era finita».
Sorpreso da Agnelli?
«Non sono più riuscito a parlare con Andrea dalla domenica in cui ha staccato il cellulare. Giravano voci, non veniva a Montreux e non rispondeva. Credo non abbia avuto il coraggio di dire cosa stava facendo. Capisco che il coronavirus abbia forzato i club ad accelerare, qualcuno voleva soldi freschi, ma quella presentazione non è stata professionale. Lui non lo capisco e mi spiace umanamente. Era presidente Eca, era nell’Esecutivo Uefa, era presidente di una Juve tra i cinque top club. Ha perso tutto. Anche l’immagine. Andavamo d’accordo, ma, quando gli dicevo che il calcio non è solo economia, non la pensava come me».