La sua Dante&Descartes edita “I sette racconti (pagg. 136; euro 10)” che sarà presentato il 4 gennaio a Cerreto Sannita (ore 17)
Gioconda Fappiano l’ultima scoperta di Raimondo Di Maio l’inventore degli autori esordienti
Manca nel nostro panorama letterario l’inventore – nel senso latino – degli autori esordienti: a Napoli invece abbiamo il libraio-editore Raimondo Di Maio che svolge questa abilità artigianale con lentezza e maestria. Dopo avere scoperto la narratrice Emma de Franciscis e il suo “L’uomo che attraversò tre secoli”, la sua Dante&Descartes edita “I sette racconti (pagg. 136; euro 10)” di Gioconda Fappiano che sarà presentato il 4 gennaio a Cerreto Sannita (ore 17; a Palazzo del Genio) alla presenza dell’autrice e dell’editore partenopeo.
Storie in apparenza minime di Gioconda Fappiano
Storie in apparenza minime di donne e uomini che inseguono amore e riscatto sociale in una logica di miglioramento della condizione civile e comunitaria: questo il minimo comune denominatore di una narratrice che ha il genio del buon racconto ed una lingua che ti rimane dentro come una nenia. In “Dove tutto torna” c’è la storia di una tzigana che vive in un paese “fetido di zolfo” sposa quindicenne ad un uomo della sua etnia. Ma maltrattata da questo uomo la ragazza intreccia una storia con un maggiorente del paese proprietario di una fabbrica di mattoni che la mette incinta il 2 ottobre, giorno dell’alluvione. Il figlio nato riconosciuto dal marito della gitana diventa il frutto di un pactum sceleris e cresce con il padre naturale, mentre la mamma lo aspetta pensando a “quell’ora dove tutto torna”.
In “Stella d’Oriente” Petra – erede di una famiglia libertaria – s’innamora di Lorenzo figlio del Podestà e quest’amore insensato – tra persone troppo diverse – finirà in un epilogo drammatico. In “Chi non vede, veda” c’è la storia di una delle prime stampatrici – erede della tradizione paterna – che ama vivere nell’inchiostro del laboratorio familiare a Via delle Anticaglie a Caponapoli, nel pieno del mito fondativo partenopeo. Dopo un rapporto con uno spagnolo di passaggio che le aveva chiesto un libro all’Indice la giovane rimane pregna: di chi sarà suo figlio che nasce agli iincurabili?
Una storia di emigrazione italiana verso l’Argentina
Nel quarto racconto “La libertà altrove” – dedicato a ‘Giovanni Lavia che sa raccontare’ – c’è la vicenda della storia d’amore tra Cristoforo e Carmela che nasce a Catania dopo una fuitina innocente. I due poi – lui come direttore di carceri, lei come maestra insegnante ai detenuti – iniziano il loro tour per gli istituti di pena italiani minacciati dalla boria fascista che non apprezza l’esperimento dell’isola penale della Gorgona, dove anche la loro figlia Rosalia conosce un frate particolare. In “Quel giorno al fiume” c’è la storia di Giuseppe e Tonino che per un innocente ‘specchietto’ ad una coppia al fiume finiscono in una fuga che porta il primo ad una sconsacrata Cappella di San Michele. Dopo questa marachella adolescenziale e attraverso il disvelamento della storia di suo nonno Pinuccio, il nipote omonimo decide di diventare medico, mentre Tonino avvocato del lavoro…
Ne “Il filo della Storia” la piccola Angelina conosce incidentalmente – nella pasticceria di Bartolo – Michele, quello che decide sarà il suo uomo. Ma di mezzo tra i due giovani c’è la Guerra in Libia. Angelina con le lettere dal fronte di Michele costruirà il filo della sua storia. Nel racconto finale “Tango” c’è una storia di emigrazione italiana verso l’Argentina: Dante emigra a Buenos Aires e qui impara a suonare il bandoneón e conosce Polda nella Boca: nasce Guillermo che s’innamora di Miriam. Ma i due giorni finiscono in cattività politica e spariscono. Plaza de Mayo divide i destini di Polda che sceglie il fazzoletto bianco e di Dante, che ritorna al suo Paese di origine. Il destino dei desaparecidos ora è nei racconti di Polda e il dolore vivrà nelle note dolci, accordate e malinconiche del padre.