A La Stampa la signora Coriandoli: «Dopo aver detto no a Sergio Leone scoprii che a casa sua ero noto come “quello st… di Ferrini”
La Stampa intervista oggi Maurizio Ferrini che con la sua signora Coriandoli sta vivendo una seconda giovinezza artistica, ospite fisso s “Che tempo che fa”. Ma Maurizio non si sente arrivato e non ha intenzione di fermarsi perché non si arrende alla pensione
«Sarebbe un errore: gli artisti devono andare avanti a creare finché possono. L’attività rende vivi. Perché i Rolling Stone si chiamano così? Perché un proverbio inglese recita: “La pietra che rotola no fa muschio”. Infatti loro sono giovani perché continuano a cantare»
Ferrini parla della sua testa dura e della sua insofferenza a lavorare sotto un padrone, un carattere che si porta dietro dalla gioventù e che lo ha salvato
«Pensi che dai 14 ai 27 anni ho sofferto di balbuzie. Incappai in un medico delinquente che mi prescisse, come cura, il Serenase: un anti ipnotico. Nel giro di un anno diventai catatonico, ho persino rischiato la bocciatura. Eppure, l’ho vinta io. Ho lasciato la cura, e ne uscii con la sola forza di volontà. Mi sono detto: non subisco la balbuzie, sarà lei a subire me. Così feci della parola la mia arma. Lì capii che nella vita tutto è rovesciabile»
Ha lavorato con molti grandi registi come Dino Risi di cui ricorda
«Sul set de Il commissario Lo gatto, a Favignana, Dino Risi continuava a fissarmi. Se ne stava lì, zitto, mi guaardava. Poi, a un certo punto, si avvicina e dice: “Maurizio, tu hai un cranio da criminale”. E lui aveva la competenza per dirlo, dato che era laureato in psichiatria»
Ha invece detto no a Sergio Leone
«Quando rifiutai Leone disse: “Scusi, può ripetere per favore?”. Giustamente non se ne capacitava. Tempo dopo incontrai Francesca Leone e scoprii che a casa loro ero noto come “quello stronzo di Ferrini”. Ci sta me lo merito»