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Dai dissidenti del Milan, un manifesto ideologico in nerazzurro: l’Inter e l’internazionalità

L’azzurro fu scelto perché “opposto” al rosso, il regime fascista modifica il nome e lo stemma. L’ultimo ritocco allo scudetto dell’Inter nel 2014.

Dai dissidenti del Milan, un manifesto ideologico in nerazzurro: l’Inter e l’internazionalità

Inter, la nascita è una scissione

Le origini e i colori dell’ Inter si devono a una storica scissione. Lo strappo avvenne la sera del 9 marzo 1908 al ristorante “l’Orologio” di Milano per iniziativa di un piccolo gruppo di dissidenti, tra i quali numerosi transfughi del Milan e alcuni imprenditori svizzeri, guidati dallo scrittore e pittore futurista Giorgio Muggiani. La ragione fu il divieto adottato dai dirigenti del Milan di ingaggiare altri calciatori stranieri oltre a quelli già presenti nella rosa, ponendo un limite tassativo.

Ai fuoriusciti che ritenevano proprio gli stranieri l’ossatura delle nuove società di calcio che stavano sorgendo, la norma parve invece già anacronistica. Il nome Internazionale fu consequenziale e voleva tutelare l’anima universale del calcio sottoposta alla minaccia dei tanti nazionalismi incombenti: un vero e proprio manifesto ideologico. Tuttavia, a spregio di cotanto proposito, l’Inter divenne la squadra del salotto altolocato e chiuso della borghesia cittadina (i cosiddetti bauscia: in dialetto milanese significa imprenditorello borioso).

Il nero e l’azzurro

Per quel che concerne i colori sociali, Muggiani decise con arguzia di opporre al rossonero un deliberato nerazzurro, anche perché costretto dalla necessità. E’ lo stesso figlio del pittore Giorgio Muggiani jr ad averlo raccontato: «All’epoca non esistevano i pennarelli. Si usavano le matite a due colori, rosse da un parte e blu dall’altra. Qual era il colore che più di ogni altro poteva essere simbolicamente opposto al rosso? Ovviamente il blu».

Per lo stemma si ispirò a quelli inglesi utilizzando per le rifiniture anche l’oro. Riportava le lettere F, C, I, M sovrapposte in bianco su uno sfondo costituito da un cerchio dorato, circondato da un cerchio nero, che a sua volta era circondato da un cerchio azzurro. Questo stemma fu abbandonato nel 1928 poiché l’Inter subì per opera del regime la fusione con l’Ambrosiana. Si passò, dunque, a un cerchio blu con al centro un fascio littorio, sulla sinistra un biscione e sulla destra il simbolo civico di Milano. Tale emblema fu usato solo nella Divisione nazionale 1928-29.

Fascismo e postfascismo

Dal 1929 al 1931 fu adottato un cerchio nero, con al proprio interno un rombo contenente dieci strisce verticali blu e nere e affiancato a destra dalla lettera A di Associazione e a sinistra dalla lettera S di Sportiva, entrambe su un campo bianco. In posizione inferiore era presente una striscia nera orizzontale contenente la parola Ambrosiana. L’Inter, avendo nuovamente mutato nome in Ambrosiana Inter, dovette apportare una nuova modifica allo stemma, che divenne un rombo con i lati blu, nei quali era scritto “Associaz. Sportiva Ambrosiana Inter”. All’interno del rombo campeggiavano nove strisce verticali, cinque nere e quattro blu, con un pallone nel mezzo.

Con la caduta del fascismo e terminata la guerra, dal 1945 l’Inter ritornò al suo stemma originale, ma i colori erano cambiati. Le lettere sovrapposte F, C, I, M erano, infatti, diventate di colore oro, mentre lo sfondo era costituito da un cerchio bianco, circondato da un cerchio nero, a sua volta circondato da un cerchio blu.

I giorni nostri

Nei decenni successivi lo stemma subì ancora una serie di riforme grafiche. Dal 1980, epoca di revisionismo cromatico, spuntò uno scudo sormontato da una fascia obliqua nerazzurra su campo bianco e dal biscione stilizzato. Dagli anni ’90 tornò lo stemma circolare caratterizzato da un giallo più carico. Nel 2014 lo stemma subì l’ennesimo ritocco, con l’eliminazione delle scritte e della stella, la quale tornerà sulla maglia col suo significato originale, ossia quello di dieci scudetti vinti.

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