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A giudicare dallo sbando in campo, pare che Mazzarri abbia preso la squadra solo ieri

Un tecnico in confusione che trasmette confusione alla squadra. De Laurentiis si è scusato ma non ha spiegato nulla

A giudicare dallo sbando in campo, pare che Mazzarri abbia preso la squadra solo ieri
Ci Napoli 13/01/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Salernitana / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Walter Mazzarri

A giudicare dallo sbando in campo, pare che Mazzarri abbia preso la squadra solo ieri

FALLI DA DIETRO – COMMENTI ALLA 20° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2023-24

C’è poco da esultare.

Se si vince al 96°.
Giusto il piacere dei tre punti.
Giusto l’abbraccio sincero degli azzurri al gol di Amir che scaccia il sospetto di uno spogliatoio diviso.

Tutto il resto è orrore.
Soprattutto il primo tempo, una pena.

Il Napoli impantanato nella tonnara di centrocampo a ruminare calcio.
Senza un’idea di come uscirne.

Charlie Brown l’unico a tentare di fare ordine.
Terza vittoria dell’era Maremmazzarri.
A giudicare dallo sbando in campo, pare che abbia preso la squadra solo ieri.
Un tecnico in confusione che trasmette confusione alla squadra. Svuotato d’energia.

Mazzarri fa entrare Demme solo perché Starace non è in lista.

Ma è fortunato.
Demme entra solo perché Starace non è in lista.
Ed è la svolta.
Suo l’assist gol per il Kosovaro.

Certo, a ogni partita la domanda dannata ritorna.

Come si è potuto arrivare a questo?
L’Impomatato fa lo scoop dell’ammissione di colpe.
Ma poi non spiega nulla, e allora è una presa in giro.

Perché la Grande Rinuncia di giugno?
Perché la sostituzione di Fra Cipolla con un allevatore di cammelli?
Perché la sostituzione di Giuntoli con se stesso o addirittura con la non riposante figura di Edo, quel benedetto figliolo?

La cui presenza in campo a controllare la sgambatura dei ragazzi prima del derby è un’icona fra l’inquietante e il grottesco.
Braccia conserte, pallone sotto la suola destra, cappotto e occhiali neri, mento in su, espressione farsescamente severa.
Impossibile non pensare al Chiàrchiaro pirandelliano.
E mettere subito le mani in tasca a cercare qualcosa di rassicurante.

Perché la frettolosa plusvalenza intascata per il coreano, rinunciando all’investimento in un adeguato ricambio?

Perché la decisione di ridimensionare la rosa?

Juan Jesus da quarta scelta a insostituibile

Juan Jesus, simbolo di questa inspiegabile svolta societaria.
Quarta scelta un anno fa. Già in pensione un anno fa.
Oggi titolarissimo insostituibile, solo perché dietro c’è il deserto.

Juan Jesus, simbolo di questa inspiegabile volontà di indebolirsi e rinunciare.

Rinunciare a difendere il titolo.
Rinunciare all’Europa.
Rinunciare soprattutto al Mondiale per club dell’anno prossimo.
Appuntamento pur appetibilissimo per un imprenditore come lui.
Che sarebbe stato non impossibile da raggiungere.

La grande rinuncia. Perché?

La grande rinuncia.
Confermata tutt’oggi dal rimbalzare di nomi di possibili acquisti, assolutamente inadatti a migliorare la qualità tecnica della squadra.

Chissà se un giorno sapremo.

Tutto facile per i Suninter che volano al Brianteo contro un imbelle Monza.
Al doppio vantaggio dopo pochi minuti Palladino non snatura la squadra preferendo il possesso esasperato alle verticalizzazioni. Non c’è partita.
Una pacchia per i nerazzurri.
Che amministrano per poi straripare.

I Sangue-Oro in macerie. Il Diavolo ci passeggia sopra.

In panchina due tecnici simili e antitetici.
John Malkovich mai messo in discussione dalla società ma poco stimato dalla tifoseria.
Mou adorato dai tifosi e oggetto di interrogativi da parte della dirigenza.

Premesse per una gara molto tattica per evitare guai.

Ma il campo presto manifesta i reali valori.

I Diavoli hanno facilmente la meglio su una Roma caotica e disorganizzata.
Che tenerezza questa squadra così dimessa e senz’anima.
Quasi un insulto per un tecnico che è una star planetaria riconosciuta.

Delle romane gli Aquilotti se la passano sicuramente meglio.

Niente di che.
Ma Sor Polpetta ha messo su una squadra cinica, che non concede proprio nulla all’avversario.
All’Olimpico sogni d’oro fino all’illuminazione di Luis Alberto, inventore di calcio.
Tocco di prima per Felipe. Gol.
Poi si ritorna a dormire.

Ora si va a Riad a racimolare un po’ di soldi.
Per la gioia dei Presidenti. Nell’indifferenza dei tifosi.

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