Voleva già esonerarlo dopo Genoa-Roma 4-1. Non ha mai tollerato gli attacchi alla proprietà né le provocazioni sul mercato deficitario
Friedkin non sopportava più Mourinho, rideva quando qualcuno gli parlava di rinnovo. Lo scrive il Corriere dello Sport con Roberto Maida.
Tutto è finito a Budapest
Chi pensa che Mourinho paghi i pessimi risultati della squadra, scivolata al nono posto in classifica ed eliminata dalla Coppa Italia dopo un deprimente derby, sottovaluta tremendamente i rapporti interni. La verità è che Mourinho ha perso la Roma per sempre a Budapest, dentro a una finale sfortunata e polemica, che ha provocato una reazione scomposta contro l’arbitro Taylor e una pretesa rumorosa verso i Friedkin («Merito di più, non voglio più essere lasciato solo»). Da quel momento la sequela di provocazioni estive sul mercato non soddisfacente, compresa la foto nel ritiro di Albufeira con il vuoto del centravanti assente, unita alle valutazioni severe sul valore dell’organico, ha allargato il fossato ideologico tra le parti. Il resto è stato un lungo e logorante percorso verso l’addio che si sarebbe potuto consumare anche prima: Dan Friedkin voleva cambiare tutto già dopo Genoa-Roma 4-1, a settembre, ma fu dissuaso dal mediatore più insospettabile, il direttore dimissionario Tiago Pinto, che non vedeva all’orizzonte un valido sostituto a breve termine alla quarta giornata di campionato.
La reazione di Friedkin quando gli parlavano di rinnovo
Ma se le fiamme si erano acquietate, il vulcano Friedkin non si è spento. A Trigoria raccontano che il presidente reagisse quasi ridendo a chi gli traduceva le ipotesi giornalistiche sul possibile rinnovo del contratto in scadenza. Questa eventualità, per le ragioni sopra chiarite, non è mai stata presa in considerazione.