ilNapolista

Il video che dimostra che gli insulti a Maignan non si sono fermati dopo la sospensione

Le immagini rilanciate da Marca: la gente gli urla di tutto sul gol dell’1-1 dell’Udinese, quando la partita era già ripresa

Il video che dimostra che gli insulti a Maignan non si sono fermati dopo la sospensione
Milano 13/01/2022 - Coppa Italia / Milan-Genoa / foto Image Sport nella foto: Mike Maignan

La vergogna dei tifosi razzisti allo stadio di Udine, e degli insulti a ripetizione a Maignan è ormai virale. I video sono tutti i social, e li hanno ripresi anche all’estero. In particolare in Spagna Marca ne pubblica uno che “dimostra che gli insulti non si sono fermati, e che sono continuati anche dopo la sospensione di Udinese-Milan”.

Dopo la ripresa – scrive Marca – diversi tifosi hanno continuato a insultare gravemente Maignan. Il video
corrisponde all’1-1 dell’Udinese, realizzato da Lazar Samardzic al 42′ del primo tempo. La partita è stata sospesa al 33′ e dopo la ripresa Maignan ha dovuto continuare a subire il razzismo di alcuni tifosi.

L’EQUIPE SU MAIGNAN

Mike Maignan non è il primo giocatore preso di mira dagli insulti razzisti negli stadi italiani e probabilmente non sarà l’ultimo”. Ovviamente anche L’Equipe mette a nudl’ipocrisia del calcio italiano, che ogni volta scopre inorridito di avere un problema. I fatti di Udine dimostrano che, a occhio, non impareremo mai. Intanto però il giornale francese sottolinea anche che Maignan “è il primo ad aver reagito a caldo, subito dopo la partita Udinese-Milan, sabato sera. Il regolamento della Lega prevede che ogni club invii un giocatore a rilasciare interviste televisive dopo la partita e il francese non è mai stato chiamato dal suo arrivo in Italia due anni e mezzo fa. E’ stata quindi una delle prime volte che spettatori e giornalisti italiani lo hanno sentito parlare. Un’iniziativa che ha segnato l’opinione pubblica, oltre alla sua decisione di lasciare temporaneamente il campo quando l’arbitro aveva interrotto la gara”.

Il sottinteso è che forse ci sarà un motivo se non lo mandano mai ai microfoni…

“Dal punto di vista normativo – continua L’Equipe – la Federazione Italiana, che oscillava da diversi anni tra una politica più dura o più flessibile, dal 2018 si è fissata su un principio: interruzione temporanea della partita in caso di prima manifestazione razzista e interruzione permanente della partita in caso di recidiva. Ma non viene mai applicata in modo rigoroso poiché sono l’arbitro o gli ispettori della commissione disciplinare ad avere il potere di interrompere il gioco (il responsabile dell’ordine pubblico può terminare anticipatamente la partita). I primi sono spesso troppo concentrati sulla partita, i secondi stazionano ai quattro angoli dello stadio ma in genere si accontentano di annotare le manifestazioni razziste e di inserirle nel loro resoconto di fine partita”.

Sabato sera, comunque, “è stato Maignan ad ammonire l’arbitro. Fabio Maresca ha inizialmente lasciato che l’incontro continuasse e ha diffuso attraverso gli altoparlanti il ​​messaggio di avvertimento al pubblico sui rischi connessi. Ed è stato sempre Maignan a forzare l’interruzione abbandonando il campo”.

L’Equipe ricorda che non più tardi del 10 gennaio “i versi da scimmia dei tifosi della Lazio hanno preso di mira Romelu Lukaku durante il derby romano dei quarti di finale di Coppa Italia”. E che il giudice sportivo ha disposto la chiusura di due tribune. Il club romano ha presentato ricorso”. Non basta, scrive il giornale: “Bisognerebbe bandirli a vita dagli stadi… e se non bastasse bisognerebbe creare una legge europea specifica con pena detentiva sospesa e multa salata. E se non vengono identificati dalla società è la società che si deve assumere la responsabilità con una grossa multa, una partita persa e 3 partite senza tifosi. Quando si vuole si può”.

ilnapolista © riproduzione riservata