La partita contro i nerazzurri potrebbe essere la svolta della stagione di Manolo: non ha segnato, ci ha provato, ma ha dimostrato di poter dire qualcosa in questo contesto tattico.
Il Napoli ha un centravanti (?)
La frase che ha dato il via a questo pezzo, nelle nostre solite conversazioni redazionali, è la seguente: «Venerdì sera il Napoli aveva un centravanti». Sì, era Manolo Gabbiadini. Con immensa e compiaciuta sorpresa, ci siamo ritrovati ad approvare la prestazione di Manolo. A volerne parlare in termini positivi, a volerla esaminare per capire cos’è cambiato. Un accenno l’abbiamo già fatto nella nostra analisi tattica postpartita. Giusto come anteprima, non per ripeterci, copincolliamo:
Non è un caso, non può esserlo, che Gabbiadini sia il secondo calciatore in campo per numero di conclusioni dopo Hamsik. Non è un caso, non può esserlo, che l’ex doriano abbia giocato quella che è probabilmente la sua miglior partita come prima punta. Infatti, ai 5 tentativi verso Handanovic, ci sono da aggiungere un key pass, un tackle riuscito, una palla intercettata. Roba che non fa solo volume, perché vuol dire partecipazione: sotto, la sua heatmap. Quella tipica di un centravanti del Napoli di Sarri, a tutto campo.
La partita di Manolo, vivisezionata
Abbiamo deciso di approfondire. Di verificare. Di guardare i movimenti. Intanto, cominciamo dal primo gol. In cui Gabbiadini c’entra parecchio, perché fa due cose importanti che sembrano semplici ma in realtà sono frutto del lavoro. Due sponde, nate da un movimento a tornare indietro per aprire il campo. La prima a centrocampo, tocco per Zielinski che poi aprirà il gioco su Hamsik (ma il pallone finirà a Insigne). La seconda, poco dopo, in un movimento che trae in inganno la difesa dell’Inter, di rientro dal fuorigioco. La difesa dell’Inter è costretta ad abbassarsi e poi a rialzarsi su Hamsik, a quel punto lo slovacco può cercare (e trovare) Callejon sulla destra. Il resto, sapete com’è andata.
C’è tanto di buono, di bello, in questa giocata. Perché si vede un lavoro. Della squadra, dell’allenatore e poi del singolo giocatore. Qui, Gabbiadini riesce a fare sempre la cosa giusta. A fare quello che serve perché il resto dei compagni sia messo nelle condizioni di costruire l’azione da gol. Un po’ quello che gli è stato sempre rimproverato, anche (e soprattutto) da noi su queste pagine: la totale mancanza di adattamento al contesto in cui era immerso.
Gabbiadini non è (era?) adatto a un determinato tipo di lavoro, ma nel corso della partita non dava mai l’impressione di provare, anche solo provare, a farlo. Anzi, finiva per deprimersi quando la squadra faceva un’altra cosa – semplicemente, quello cui era abituata e nel modo in cui è stata costruita – che non lo aiutava. Da qui, oltre a un giudizio di mancata aderenza tecnica, la nostra bocciatura anche al suo profilo psicologico.
A tutto campo
Dopo questo, perché sappiamo che una rondine non fa primavera, c’è altro. C’è sensazione di partecipazione, come scritto anche nell’analisi tattica. Sotto, per esempio, vediamo due campetti: quello a sinistra è la mappa di tutti i passaggi effettuati da Gabbiadini fino al 65′ minuto di Napoli-Sassuolo (dopo è stato sostituito). Quella a destra è la mappa di tutti i passaggi effettuati da Gabbiadini fino al 65′ minuto di Napoli-Inter. Abbiamo voluto verificare la nostra tesi a parità di condizioni, ovvero di minuti giocati. La differenza è eloquente.
Il Napoli attacca sempre da sinistra a destra (ndr).
Certo, non possiamo dimenticare che c’è stata una notevole differenza di atteggiamento e posizionamento degli avversari. Il Sassuolo visto al San Paolo è stata una squadra, se non chiusa, quantomeno ordinata tatticamente. L’esatto contrario dell’Inter. L’interpretazione dei movimenti, però, non dipende direttamente dai difensori che ti trovi contro. O almeno, non totalmente. E allora, vedere un Gabbiadini in grado di muoversi lungo tutto l’arco del fronte d’attacco, fino a spingersi fin sulla fascia destra, lo riavvicina al Napoli. Anzi, fa in modo che lui possa cominciare ad essere considerato un calciatore addentro alle dinamiche tattiche di questa squadra. Finalmente, ci viene da dire.
Il colpo di tacco (ma non per quello)
Ci sono altre cose, da segnalare. Intanto, quella linea gialla all’interno dei due campetti. Rappresenta i key pass, ovvero i passaggi chiave per la creazione di un’occasione da gol. Per Gabbiadini, uno contro il Sassuolo e uno contro l’Inter. Da notare, anche qui, la differenza di posizione. Quello contro il Sassuolo nasce in una dinamica particolare, in una ripartenza da dietro orientata però verticalmente. Quello contro l’Inter, invece, è un classico della manovra del Napoli. La sponda del centravanti per l’inserimento da dietro della mezzala (nella fattispecie, come quasi sempre, Hamsik). Abbiamo già fatto la gif di questo preciso momento: siamo al 43esimo del primo tempo, è il colpo di tacco che libera lo slovacco al tiro. Nicola Lo Conte lo ha selezionato nella sua hit parade dei gesti tecnici del match.
C’è tutto un lavoro, anche qui. C’è il corpo a corpo col difensore, il fatto che il pallone debba passare da lì per poi essere aperto sul lato debole, dove ci sono Hamsik a supporto e Insigne, nel caso, pronto a ricevere il pallone. C’è poi la tecnica del trick, come dicono gli inglesi, una di quelle cose che i ragazzini fanno per strada e poi si vantano per una decina di giorni. Com’è giusto che sia, del resto.
Passaggi
Un’altra caratteristica delle due mappe sopra riguarda i passaggi sbagliati (ovviamente, segnati col rosso). Sono quelli in verticale. Non a caso, ci viene da dire. Nel senso: Gabbiadini ha e avrebbe il piede per giocare da trequartista o seconda punta, quindi non è assolutamente negativo o da condannare il fatto che cerchi il lancio per il compagno. Uno dei gol più belli del Napoli di Sarri, quello di Insigne in Milan-Napoli, del resto, nasce da uno splendido pallone in profondità di Higuain su Insigne.
Quello che vogliamo segnalare è il fatto che la squadra, forse, non è sempre pronta a questo tipo di giocata. Non la asseconda, non la legge. Non la contempla. Può essere considerato un limite, certo, e probabilmente lo è. Però, ci sarà un motivo. Gabbiadini deve fare un altro lavoro, deve offrire un altro contributo al gioco. La costruzione del Napoli passa attraverso il suo raccordo, non la sua rifinitura. Ovviamente, come detto anche sopra, ci sta tentare la giocata che scompagina. Però, fa “meno rumore” nel contesto di una prestazione come quella contro l’Inter, con tante cose buone dentro.
Segnare (o provare a farlo)
L’ultimo aspetto che vogliamo considerare/analizzare è quello dei tiri. La frase di cui sopra, quella con cui abbiamo aperto il pezzo, non dimentica che un centravanti è lì essenzialmente per fare i gol. Per provare a farli, almeno. Che poi questo debba accompagnarsi a un’aderenza tattica e posizionale, non c’è dubbio. Però, come dire: l’attaccante deve segnare. Ci ha provato quattro volte, Manolo. Sotto, la sintesi grafica delle sue conclusioni verso la porta.
Tre conclusioni dall’interno dell’area, una appena fuori. Bene, benissimo. Anche perché il Napolista, dopo Napoli-Sassuolo, segnalò che la grande problematica del Napoli è (era?) quella di non riuscire a trovare e a costruire occasioni pulite, tiri davanti alla porta spalancata o comunque in area di rigore. L’occasione più pericolosa di Manolo, venerdì, è stata quella all’undicesimo minuto. In ripartenza, su tocco di Hamsik.
Anche in questo caso, Gabbiadini fa la cosa giusta. Tiene la linea, non scatta in profondità, si fa dare il pallone sulla corsa. Il tiro di sinistro è bello, forte, teso. Handanovic non la tiene, ma la respinge. Una bella occasione, agevolata sempre dalla tattica suicida dell’Inter, ma comunque gestita bene in quanto a movimento, appoggio all’azione, intelligenza. E poi, il tentativo in se. Che è, probabilmente, l’unica cosa che mai nessuno ha potuto contestare a Gabbiadini. La sua qualità nel tiro a rete, anzi, era probabilmente la caratteristica che più faceva gridare, qui a Napoli, al talento sprecato.
Ora, il Benfica. E un nuovo dubbio
L’obiettivo di Sarri, quello di trasformare Gabbiadini nel centravanti di questo Napoli, è ambizioso. Ha avuto un’estate per provarci, ma poi Milik ha fatto sì che non dovesse insistere troppo su questa dinamica tattica. Il fato, alla fine, ha deciso che Gabbiadini e Sarri dovessero almeno provarci, ad andare d’accordo. Ora, vediamo come andrà a Lisbona. Le sensazioni lasciateci da Napoli-Inter sono quelle di una situazione in via di miglioramento, che va ovviamente verificata contro squadre che restano chiuse. Però, come dire: le premesse ci dicono che a Lisbona non sarà così. Che i lusitani saranno più una cosa stile-Inter, tanto attacco e qualche disattenzione dietro. A questo punto, Gabbiadini torna ad essere un dubbio. Questo Gabbiadini qui, però, quello di Napoli-Inter. Farebbe comodo, al Napoli.