Questa mattina si stava allenando a Temù, in provincia di Brescia. Si sospetta la rottura di tibia e perone.
Finisce la stagione di Sofia Goggia. Questa mattina ha subito un grave infortunio a Temù, in provincia di Brescia, durante un allenamento.
L’azzurra è scivolata in allenamento a Temù dove stava preparando i prossimi appuntamenti di Coppa del Mondo. Il rischio adesso è di compromettere la propria rincorsa verso i Mondiali 2025 e le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. La ricostruzione della Gazzetta dello Sport:
“La stella azzurra questa mattina in allenamento si è fratturata tibia e perone mentre si stava allenando nella località di Temù, in provincia di Brescia. Un incidente importante che terrà fuori campionessa bergamasca dalla Coppa del mondo di discesa libera dove era al momento in testa“.
La Federazione Italiana Sport Invernali fa sapere che si tratta di una brutta caduta per Sofia Goggia. La sciatrice azzurra è stata soccorsa e, stando a quanto fa sapere l’ufficio stampa della Federazione sport invernali, sta raggiungendo Milano dove effettuerà degli accertamenti e sarà valutata l’entità dell’infortunio.
Goggia: «Sono sempre molto autocritica, dovrei guardare con più fierezza a me stessa»
Sofia Goggia, campionessa di sci, ha rilasciato una lunga intervista a “TuttoSport“.
Sofia, quant’è forte e conta la connessione con se stessa, come persona?
«Fondamentale. Quando ho delle giornate in cui sono disconnessa, è come se fossi dissociata, quando invece sono lucida in ogni gesto che faccio, sono connessa con me stessa. Sostanzialmente ci sono volte in cui sono più convinta di me stessa e altre in cui lo sono meno».
E come fa quando non lo è o non ci riesce?
«Se è una giornata no lo capisco subito quando mi alzo. In quel caso cerco di attuare il mio protocollo per rimettermi in equilibrio e focalizzarmi sulle cose giuste da fare. Che poi significa provare le emozioni giuste».
In effetti l’abbiamo vista piangere: Sofia così dura in pista e così fragile fuori.
«Penso di essere una ragazza che vive molto tutto quello che fa con intensità. Forse per quello arrivo alla gente. In me l’euforia e la felicità per una vittoria sono molto meno alte nel loro picco rispetto al dolore di una gara andata male per non essere riuscita ad esprimersi come volevo o non essere riuscita ad essere me stessa. Quel giorno ad Altenmark avevo davvero dei fantasmi che mi tormentavano».