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Geolier: «La mia canzone in napoletano a Sanremo come la “mano de Dios” ai Mondiali»

A Dazn: «Il Napoli per Napoli rappresenta una bandiera, un simbolo di riscatto. Ho visto persone di 70-80 anni piangere dopo lo scudetto»

Geolier: «La mia canzone in napoletano a Sanremo come la “mano de Dios” ai Mondiali»
Sanremo (Im) 09/02/2024 - 74° Festival di Sanremo / foto Image nella foto: Gigi D’Alessio-Geolier

Il rapper napoletano Geolier, arrivato secondo al Festival di Sanremo, ha rilasciato una lunga intervista a Dazn che è live sulla loro app, in cui ha parlato soprattuto del Napoli.

«La Società Sportiva Calcio Napoli per Napoli rappresenta una bandiera, un simbolo di riscatto. Ha anche una missione, quando il Napoli vince si respira un’aria di felicità. E questa cosa influenza anche la popolazione. È la cosa più importante a  Napoli»

Perché il rap ha successo?

«Il rap è necessario perché i ragazzi si rispecchiano molto. Questo grazie al fatto che parlano la lingua dei ragazzi. Ora il rap fa classifica, ma ci sono rapper pionieri che hanno seminato. Ora è facile, era difficile prima quando il rap era underground, quando scendevi col cappellino storto e ti dicevano che eri strano»

Geolier e Maradona

Cosa significa esibirsi al Maradona?

«Io sono cresciuto fuori allo stadio. È una consacrazione, non per me, ma in generale per un napoletano che suona al Maradona. Sei nelle radici»

Chi era Diego Maradona?

«Io ho capito che cosa era per le persone, per la mia famiglia. Lui era un simbolo di riscatto per le persone di Napoli, un fucile, uno scudo, una bandiera. Oggi non so dire un altro nome se mi chiedi il calciatore più forte del mondo. Se mi chiedi la persona che mi ha ispirato è sempre Diego»

Perché hai scelto di cantare in napoletano a Sanremo?

«Io faccio il napoletano, così canto. In altro modo non lo saprei fare. È come Maradona che è andato ai Mondiali ed ha segnato con la mano. Non mi voglio paragonare a lui però»

Il tuo 2023?

«”Sarò con te e tu non devi mollare” che poi è cambiata dopo lo scudetto. Si è respirata un’aria di gioia, ma non quelle cose stereotipate con i balletti per strada. Vedevi la gioia dentro, negli occhi delle persone. Quando abbiamo vinto veramente lo scudetto è stato un esplodere. Io lo aspettavo da quando aveva 10 anni, quindi da 13 anni, ci sono persone che lo aspettavano da 33 anni. È stata una liberazione, ho visto persone anziane piangere»

Se Napoli fosse una canzone?

«Secondo me Malafemmina. Ha due significati, mentre ti abbraccia e ti dà tutto, se lo ripiglia di nuovo»

 

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