Il quotidiano sente alcuni ex arbitri: «ci sono gli stessi problemi di interpretazione di prima, l’unica differenza è che sono stati spostati dal campo all’immagine»
In Francia, dopo l’ennesima polemica arbitrale sul Var, ci si inizia a chiedere se abolirlo, come aveva suggerito in maniera provocatoria il presidente del Brest, sia poi così una follia.
L’Equipe scrive:
Le partite Lione-Nizza (1-0) e Reims-Lens (1-1) sono state al centro di turbolente proteste.
«Abbiamo immaginato un sistema più affidabile e più giusto», ha affermato Bruno Derrien, ex arbitro internazionale. «Tuttavia, lo sport non è binario. Quando è bianco, è bianco, quando è nero, è nero, ma molto spesso è grigio. Dato che bisogna prendere una decisione, la difficoltà rimane la stessa, l’abbiamo semplicemente spostata dal campo, dove gli arbitri la facevano vivere, all’immagine, soggetta agli stessi problemi di interpretazione e soggettività di prima: arbitrare è interpretare un’azione. Quando ai miei tempi ci allenavamo al Clairefontaine, lavoravamo sulle situazioni di gioco per cercare di andare verso l’uniformità delle decisioni. Ma non c’è mai stata unanimità. Perché ci muoviamo comunque in zone grigie».
A questo punto, ci si inizia a chiedere se non avesse ragione il presidente del Brest a pensare che fosse giusto fare retromarcia sul Var.
«Pensavamo di risolvere tutti i problemi arbitrali con il Var, ci sbagliavamo»
Se lo chiede anche l’ex arbitro internazionale Tony Chapron. «Soffermarsi su qualcosa che non funziona non fa mai bene. Quando l’abbiamo implementato, non ci siamo mai chiesti cosa potesse andare storto. Abbiamo venduto sogni. Pensavamo che avremmo risolto tutti i problemi arbitrali grazie al video e, sei anni dopo, abbiamo una triste constatazione, contrariamente a quanto avremmo potuto pensare. Ci siamo detti che sarebbe stata una soluzione miracolosa senza metterla in discussione. Mi piace l’idea della sua rimozione».
Di diverso parere è Frederic Antonetti, ex allenatore dello Strasburgo, secondo cui ci vorrebbe un uso più flessibile del Var: «Non vedo perché abbiano imposto regole severe. Non si capisce più niente: quando interviene il Var, quando non interviene, perché interviene, perché non interviene. C’è bisogno di un po’ più di flessibilità! Ogni volta che c’è un dubbio bisogna intervenire, in un modo o nell’altro. O l’arbitro gli chiede cosa ne pensa, oppure il Var dice: “Basta guardare ancora l’azione”. Commento le partite, non mi servono 150 immagini per giudicare un’azione, ci vogliono trenta secondi, salvo casi davvero controversi. Per le decisioni che influenzano l’esito della partita ci prendiamo un po’ più di tempo».