Solo loro possono decidere se vogliono lasciare un ricordo scolpito o scomparire dopo un’unica straordinaria stagione che verrebbe, quindi, derubricata a mera casualità.
Era il 16 Novembre 2022 e in un pezzo che fu in qualche modo apprezzato ma anche fortemente contestato, scrivevo la mia opinione sulla stagione del Napoli che stavamo intravedendo e che si sarebbe conclusa con la vittoria finale del campionato dicendo che “Questi ragazzi sono scevri da condizionamenti e hanno l’incoscienza per credere di potercela fare”. Quei ragazzi, grazie ad una miscela perfetta di fame, incoscienza, convinzione, serenità e un pizzico di fortuna, alla fine ce la fecero davvero come sappiamo bene tutti e come continua a ricordarci qualche ostinato striscione superstite nei vicoli della città.
È tornata la caccia al colpevole
Quest’anno l’aria al Napoli è decisamente cambiata e, a differenza della scorsa stagione quando la rivoluzione ci consegnò il risultato, i minimi cambiamenti apportati alla squadra si sono rivelati molto meno trascurabili di quanto si potesse mai immaginare. Siamo passati dallo stropicciarci increduli gli occhi a seguito di una giocata di Kvara, di un gol di Osimhen, di una sovrapposizione di Di Lorenzo, ad essere costretti a sgranarli guardando i passaggi sbagliati di Lobotka, l’egoismo di Politano, l’ennesimo pallone che superava la linea di porta infilandosi nella rete alle spalle di Meret.
La caccia al colpevole è tornata ad essere il nostro pane quotidiano e sport preferito e nel tentativo, che personalmente trovo patetico, di trovare una soluzione senza aver prima capito il problema, ne hanno fatto le spese un paio di allenatori che, colpevoli o meno, sono stati inchiodati dalla pochezza dei risultati ottenuti se confrontati a quelli attesi.
Napoli in caduta libera
Onestamente credo che dall’esterno nessuno sia in grado di comprendere a pieno dinamiche relazionali e aziendali che hanno portato alla caduta libera alla quale stiamo assistendo e sono sufficientemente convinto che anche dall’interno le idee siano poche e confuse per cui non mi soffermerò su questi aspetti. La considerazione che mi piacerebbe venisse fatta da quei ragazzi di cui sopra è la seguente.
Quei ragazzi si sono costruiti il diritto di rimanere nella storia e impressi nella memoria di ogni tifoso del Napoli con il sacrificio, l’abnegazione, l’abilità personale e del collettivo. Mi piacerebbe che pensassero a quale sia il modo in cui vogliono essere ricordati quando andranno via da Napoli, o quando si ritireranno dal calcio giocato. Hanno avuto la possibilità che i loro nomi venissero scolpiti nella pietra come quelli che hanno portato alla vittoria una tifoseria che aspettava da troppo tempo e che forse lo avrebbe meritato anche qualche anno prima.
Con la stagione attuale si stanno ritagliando invece il diritto di essere ricordati come coloro i quali hanno portato avanti la più grande prestazione peggiorativa rispetto all’anno precedente che si sia mai vista. A loro, che vanno in campo e ci mettono la faccia, l’impegno e il sudore, la scelta.
Avere il diritto di essere ricordati per sempre come la squadra campione d’Italia oppure fare la fine dei Jalisse e scomparire dopo un’unica straordinaria stagione che verrebbe, quindi, derubricata a mera casualità.
Al momento, vista la situazione, è forse fin troppo tardi ma chi scrive è convinto che questa scelta sia l’unica leva che, mossa sul fulcro dell’orgoglio e dell’amor proprio, possa ancora, se usata a dovere, essere utile a salvare quello che resta di una stagione ormai compromessa.