Mentre altrove ci si affanna a rincorrere il possesso palla, Guardiola ha riscoperto la linea retta: la strada più veloce per il gol

Oggi i giornali inglesi hanno tutti Erling Haaland in prima pagina. Lui e i suoi 5 gol segnati al povero Luton. Il Guardian fa raccontare alla penna di Jonathan Liew la dimensione perversa di una cosa che l’editorialista chiama “un classico caso di ansia da Pep“. Tutti si aspettavano che Guardiola dopo i 5 gol lo togliesse, era pure reduce da un infortunio… e invece no.
“Sei a due è notoriamente un punteggio pericoloso”, lo sfotte. “Ma ho una teoria diversa. Credo che Guardiola fosse semplicemente sadicamente ipnotizzato come tutti noi. Credo che volesse accedere a una delle poche sensazioni che deve ancora provare nel calcio. Voleva vedere Haaland segnarne sei”.
“Dopotutto, che senso ha possedere il giocattolo più distruttivo di questo sport se non hai intenzione di spingerlo il più lontano possibile? Che senso ha acquistare Haaland se non gli permetti di segnare sei gol contro un club molto più piccolo?”
Invece Haaland non ha segnato sei gol. “Frode, ciarlatano”, lo sfotte ancora… Poi tornando seri: il City s’è trasformato un’altra volta: “Sono finiti i triangoli caleidoscopici e gli schemi minuziosi classici delle squadre del Guardiola City. La strada più veloce verso la meta è la stessa di sempre: una linea retta. Questo è il City più impaziente di questi tempi, il più brutalmente efficiente, più diretto e fisico: una squadra dalle linee rette e audaci e un disgusto per gli ornamenti e le chiacchiere”.
Anche nell’autunno dell’era Guardiola, questa squadra si sta ancora affinando e modellando in nuove forme, esplorando ancora i suoi limiti esterni”.