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Un Napoli perfetto, costruito da Sarri (e Hamsik) e “aiutato” dalle scelte di Rastelli

L’analisi tattica di Cagliari-Napoli: i rossoblu hanno atteso il Napoli troppo in basso e accettando lo scompenso sulle fasce. Decisiva la scelta di Mertens.

Un Napoli perfetto, costruito da Sarri (e Hamsik) e “aiutato” dalle scelte di Rastelli

Il Napoli, a Cagliari, ha giocato una partita meravigliosa. Per intensità, per occupazione degli spazi in campo, per capacità di creare occasioni. Ovviamente, i numeri – già circolati in rete – spiegano tanto, ed è giusto e bello riportarli. Eccoli: 23 tiri a 6, 15 occasioni create a 4, pass accuracy del 91% (contro il 74% dei sardi), 705 passaggi a 238. Un dominio assoluto, che vogliamo analizzare in maniera diversa. Ovvero: quali sono state le scelte tattiche che hanno permesso al Napoli di confezionare una prestazione così? E, soprattutto, c’è un punto dove finiscono i meriti della squadra di Sarri e cominciano quelli del Napoli?

Posizione d’attesa

Intanto, gli schieramenti in campo. E non parliamo di modulo, quanto di modulo in relazione all’atteggiamento. Perché lo schema scelto dal Cagliari, come principio, sarebbe il migliore per mettere in difficoltà il Napoli. Un trequartista-schermo su Jorginho, uomo contro uomo a centrocampo con un regista più libero di gestire il pallone e due attaccanti dalle caratteristiche diverse, il mobile Sau e il più statico Borriello.

L’errore del Cagliari è stato quello di aspettare il Napoli in una posizione di campo troppo bassa. E, soprattutto, lasciando troppa libertà sulle fasce ai terzini e agli esterni, in nome di una ricerca della densità centrale che può essere utile solo se la pressione sull’uomo è costante. Sotto, i campetti di posizionamento medi delle due squadre. In alto, quello in fase di possesso, in basso quello in fase di non possesso. Il Cagliari ha provato a rimanere corto (addirittura più del Napoli, 21 metri contro 25 di spazio medio tra il primo e l’ultimo calciatore di movimento), ma in una zona di campo troppo arretrata (baricentro a 42 metri contro i 55 del Napoli). Una scelta suicida, soprattutto quando hai un modulo che prevede e accetta l’uno contro due sulle fasce e non supporta questa inferiorità numerica col lavoro delle mezzali.

Le fasce, il centro

Da qui, i 22 cross effettuati in tutto il match. Da qui, l’occasione per il secondo gol, quello che ha indirizzato la partita dopo la prima realizzazione di Mertens, una giocata più individuale che collettiva. Da qui, le percentuali di sviluppo di gioco del Napoli: tre azioni su quattro nascevano dagli esterni, solo il 25% dalla zona centrale. È vero che quattro dei cinque gol nascono da giocate verticali e non esterne, ma è vero pure che i tre della ripresa sono stati segnati in ripartenza, con il piano partita del Cagliari già abbondantemente compromesso.

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A sinistra il Cagliari, a destra il Napoli. Sono dati riferiti alla ripresa, quindi sono inseriti anche i calciatori subentrati

 Le scelte di formazione

Come abbiamo detto, le intenzioni iniziali di Rastelli erano positive, proattive. I problemi sono nati quando gli uomini scelti per applicarle non si sono dimostrati all’altezza delle mission affidategli. Ci riferiamo, innanzitutto, a Tachtsidis e Barella. Ovvero, l’asse centrale verticale della squadra sarda e pure la prima fonte in fase di non possesso. L’idea di schermare Jorginho con un trequartista “finto”, quasi in marcatura a uomo, si è diffusa nello scorso campionato. Ebbene, oggi non ha funzionato. Il giovane calciatore cagliaritano non è riuscito a limitare l’italobrasiliano (primato di palloni giocati sui 22 in campo, 106), mettendo insieme un totale di zero eventi difensivi. Nessun pallone intercettato, nessun pallone recuperato. Solo due falli.

A questo, come detto, va aggiunta la prova molto negativa del regista ex Roma e Catania. Che, in posizione da regista, ha avuto una percentuale di precisione nei passaggi pari all’83%. Jorginho, per dire, ha raggiungo quota 91%. In più due palle perse, appena 30 giocate e una sensazione di inadeguatezza sublimata nella sostituzione in apertura di ripresa.

Dries Mertens

In ultimo, la presenza di Mertens. Che, al di là delle giocate individuali che hanno indirizzato la partita, ha avuto una grossa importanza tattica. Al Napolista siamo stati dei bravi veggenti, sabato. Nella nostra probabile formazione, riguardo al ruolo di centravanti, abbiamo scritto:

Dovrebbe tornare il tridente leggero, un po’ per “premiare” il Mertens di Lisbona e un po’ per sfruttare le dinamiche che si verrebbero a creare nello scontro con i centrali rossoblu, quasi sempre Ceppitelli e Bruno Alves. Il Gabbiadini che abbiamo visto (bene) contro l’Inter e (non memorabile) contro il Benfica è un calciatore che può essere utile quando la squadra avversaria ha velleità di giocare il pallone partendo dal basso, muovendo molti uomini.

Il Cagliari di Rastelli preparerà la partita secondo la sua identità, quella di una squadra che rinuncia all’attendismo assoluto, ma di certo non si lancerà allo sbaraglio per cercare di vincere fin da subito il match. Avrà una gestione conservativa dello 0-0 e proverà a pungere con i suoi migliori uomini, che giocano tutti in attacco. La presenza di Mertens, in relazione a questo tipo di contesto tattico e alle scarse performance in velocità dei due difensori centrali sardi, potrebbe essere più utile fin da subito. A squadre fresche, con il Cagliari compatto e il Napoli a cercare di “bucare” il muro rossoblu attraverso la manovra. Ci pare la scelta più saggia.

L’esito

È andata esattamente così. Basta guardare, sopra, il primo gol segnato dal belga. La palla in verticale di Hamsik trova l’ex Psv da solo, già davanti al difensore avversario (Ceppitelli). Il centrale rossoblu poco lesto nel chiudere il lato forte del 14 azzurro, a sua volta intelligente e veloce nel doppio tocco di controllo orientato e nella conclusione immediata. 

È un gol arrivato attraverso la manovra, sfruttando la bravura di Mertens nel rubare e occupare lo spazio davanti al suo marcatore, la sua rapidità nel breve. E, ovviamente, la lentezza di un avversario che, al pari del suo collega difensivo Bruno Alves, non ha (mai) brillato in velocità. Come detto, però, è necessario e importante andare al di là del gol. Il belga, si “legge” sotto nella sua mappa posizionale, ha saputo in qualche modo adattare le sue caratteristiche alla posizione in campo e alle necessità della squadra. Molti movimenti orizzontali, il 42% delle giocate appena fuori area, lì dove occorre il lavoro di un calciatore aggregativo. E poi, i gol. Che sono una risultante di tutto quello che abbiamo detto e scritto, di una prestazione sontuosa della squadra, “aiutata” dalle perfette scelte di Sarri e da quelle poco illuminate di Rastelli.

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Gli altri (ovvero, un Hamsik da favola)

Le “perfette scelte di Sarri” riguardano anche tutti gli altri calciatori in campo. A cominciare da Strinic, terzino più “difensivo” di Ghoulam sulla fascia di Isla, l’esterno basso più offensivo del Cagliari. Una contrapposizione che ha portato dividendi importanti. Il Cagliari è stato costretto a giocare sulla sinistra per il 51% delle azioni di gioco. Poi, la presenza di Zielinski, bravissimo al di là del gol (un key pass, 91% di pass accuracy, un duello one-to-one vinto).

E, infine – ma questa non è una vera e propria scelta -, ancora una volta un Hamsik splendente. Il capitano azzurro è stato decisivo anche oggi, e pure in questo caso andiamo oltre al gol. Parliamo, infatti, di 6 occasioni create. Ovvero, tre assist decisivi e altrettanti key passes. Parliamo, poi, di un assoluto dominio tecnico ed emotivo del centrocampo: 98 palloni giocati col 94% di accuratezza, ovviamente record tra i 22 titolari. Parliamo, infine, di 3 eventi difensivi e un duello aereo vinto. Parliamo, per dirla in breve, della solita partita sontuosa degli ultimi tempi. Succede sempre così, più o meno: Hamsik gira, il Napoli gira. È un parallelo ce si conferma soprattutto dopo partite dominate così.

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