L’intricata vicenda di spionaggio su cui indaga la Procura di Perugia avrebbe una ricaduta che riguarda il presidente della Federcalcio
Quel fascicolo a Perugia su Gravina: riguarderebbe i diritti tv e caparre per libri d’antiquariato. Lo scrive il quotidiano La Verità. che si occupa della intricata vicenda di accessi abusivi alle banche dati. E scrive che nei dintorni
della vicenda che ruota attorno ai nomi del giudice antimafia, Antonio Laudati, e del luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, spunta una storia nella storia, fatta tutta di calcio e di veleni.
Ne riportiamo la parte conclusiva in cui il quotidiano spiega che i verbali raccolti sul filo calcistico sarebbero stati trasmessi dalla Procura di Perugia a quella di Roma.
Sebbene quel dossier sia nato, come scrivono i pm perugini, in modo non lecito, al suo interno deve esserci qualcosa di concreto, dal momento che da Perugia i verbali raccolti sul filone calcistico sono stati trasmessi alla Procura di Roma dove dal marzo scorso esiste un fascicolo (lo stesso spedito da Melillo in mano al pm Francesco Cascini).
Gravina e le caparre nella compravendita di libri d’antiquariato
Il contenuto del fascicolo romano nulla ha a che fare con le competenze dell’Antimafia, ma tratterebbe temi inerenti la compravendita di diritti e possibili provviste di extra finanziamenti tramite società londinesi. Una delle ipotesi sarebbe valutare la regolarità di un bando datato 2018 e avviato dalla Lega Pro presieduta da Gravina. In quell’occasione Isg, società specializzata nella gestione delle piattaforme digitali, avrebbe contattato Ginko, altra azienda connessa con la Assist group di Gianni Prandi, manager della comunicazioni il cui nome è finito più volte sui giornali per via di contratti con Ita e l’amicizia con il leader della Cgil Maurizio Landini. Dagli accessi agli atti considerati illeciti sarebbe dunque emerso più di un nodo che ora gli inquirenti vorrebbero sciogliere. Cercando di capire se tra i contratti sui diritti possa esserci un nesso con almeno un paio di compravendite di una serie di libri storici in possesso allo stesso Gravina.
Secondo l’ipotesi investigativa i testi di epoca medievale (ve ne sarebbero anche altri dell’Ottocento) sarebbero inizialmente
stati oggetto di compravendita con un antiquario, previo anticipo di caparra. A operazioni saltate la caparra sarebbe rimasta nelle mani del presidente Figc. In un caso 350.000 euro e nell’altro 250.000. È chiaro che se sorgessero evidenze si aprirebbe un enorme tema attorno alla gestione dei diritti e di chi li maneggia.