Parla poco, ha messo ordine nelle teste dei calciatori, anche quando protesta non sembra un pazzo. Una domanda: perché finisce sempre come con Zielinski?
Calzona l’aria di un curatore di mostre e invece a me pare proprio un allenatore
Mi scrive un amico, sarà stata quasi mezzanotte, qualche minuto dopo sarebbe stato il 4 marzo e allora avrebbe potuto essere Lucio Dalla, invece no, è juventino (brava persona, però) (si scherza, su) e afferma qualcosa come però abbiamo sbagliato 3 gol incredibili. Gli rispondo che si sbaglia, ne hanno mancati almeno 5. Prima che possa controbattere aggiungo che il punto non è questo, il punto è che in questo campionato il Napoli avrà sbagliato, che so, 200 gol; ipotesi confortata dal fatto che gli azzurri
hanno tirato in porta più dell’Inter, addirittura. Questo che vuol dire? Vuol dire che devi essere preciso, cattivo, determinato per segnare, anche da solo, anche a porta vuota o quasi. Vuol dire poi che ci vuole un certa dose di tranquillità, di sicurezza,
aspetti che al Napoli quest’anno sono mancati, molto si è svolto all’insegna della confusione, della ansiosa improvvisazione. Senza organizzazione non si va da nessuna parte, lo sa perfino Messi che è il migliore improvvisatore di questi anni eppure sapeva – grazie all’organizzazione – dove sarebbe andato Iniesta, dove gliela avrebbe passata Xavi. Mi fermo e penso che, se fosse stato un messaggio vocale, al mio amico starei facendo un podcast. Gli chiedo se mi segue, ma non visualizza, si sarà addormentato. Vado avanti, se li leggerà domattina, travasati nel pezzo.
Nei vari commenti che ho letto, qualche articolo o altro, si sottolinea – anche giustamente, per carità – quello che ha sprecato la Juventus, qua però diciamo quello di buono che ha fatto il Napoli. Intanto, ha vinto con merito, ha tenuto palla sempre e non a vuoto, ha concesso delle occasioni, quasi tutte per qualche leggerezza (queste ancora figlie del trauma, sul quale torneremo), l’azione davvero pulita della Juve è quella del palo di Vlahovic, molto bella, ed è anche quella in cui l’attaccante non mi pare abbia sbagliato, nelle altre sì. Il trauma, il Napoli ne sta uscendo, forse possiamo sciogliere la prognosi. Calzona – ricordiamolo, l’uomo che sa indossare la tuta, e che sa indossarci sopra gli occhiali, che gli danno all’istante l’aria di un curatore di mostre – allena da quattro partite e nessuna di queste le ha perse. Sta rimuovendo il trauma, la nuvola ottusa – tutt’altro che azzurra – che è calata sul Napoli dalla scorsa estate. Parlando poco, mettendo ordine nelle teste dei calciatori, mantenendo sempre una certa tranquillità in tutte le fasi della partita, anche quando protesta non sembra un pazzo. E, in effetti, non lo è. Il Napoli fa 8 gol in una settimana, un anno fa era quasi la norma, adesso è un evento, ma un evento che segue un ragionamento, un progresso. Progetto significa lanciare in avanti, questo mi pare (lo scrivo sottovoce) sta accadendo, lanciare in avanti proprio come si lancia Raspadori dopo il tiro dal dischetto di Osimhen. Progetto è tentare di tenersi questo allenatore in tutti i modi possibili. Perché? Perché a me pare un allenatore.
Kvara, intanto. Eh, capirai, si è svegliato con il Sassuolo. Ah, no, pure con la Juve. Ah, ecco, mi pareva. Mi pare che sia tornato a giocare su un livello più che buono, il Napoli continua a giocare più a destra che a sinistra, e allora ogni tanto si stufa, viene in mezzo a prendersi qualche palla in più, fa bene, secondo me. Intanto una coordinazione stupenda sul gol, intanto un’azione con 70 metri fatti palla al piede, intanto, nelle azioni del Napoli che hanno contato qualcosa Kvara c’era.
In settimana si è parlato della Juve che vorrebbe Raspadori, e ti credo. Se non vuoi che ti facciano gol, comprali. Il gol di ieri sera è molto interessante. Innanzitutto, la Juve ha appena pareggiato, manca poco alla fine, ma il Napoli va in avanti vuole vincere. Osimhen, che si sarà pure visto poco, va a prendersi il rigore in mezzo a tre juventini. Sistema la palla e se lo guardiamo in faccia capiamo che lo sbaglierà, c’è poco da fare, era scritto. Parentesi, ma uno che vale tutti questi soldi può ancora avere tutta quest’ansia per un rigore? Evidentemente sì. Ciò che viene dopo il rigore, però, non è scritto. Dopo la respinta di Szczesny, arrivano rapidissimi, surclassando gli juventini, Di Lorenzo, Anguissa e Raspadori che è il più lesto e cattivo e segna. La loro rincorsa comincia con quella di Osimhen ma non parte dal limite dell’area ma da qualche metro prima, in questo modo i calciatori azzurri arrivano in area in piena accelerazione, più rapidi dei difensori juventini partiti dal vertice dei sedici metri. Una specie di schema? No, proprio uno schema. Pensare a come far diventare gol un rigore fallito, anche questo è progettare. L’azione è talmente fulminea che qualche bianconero accenna una timida protesta, forse domandandosi se i calciatori del Napoli fossero troppo avanti o partiti prima. Non li hanno visti arrivare, non se ne sono accorti. Che meraviglia.
Due parole, in chiusura, su Zielinski. Ma perché? Perché ogni volta deve succedere questa cosa? Perché a Napoli uno – se proprio non siamo in grado di rinnovare (o non vogliamo) per tempo (intendo un anno prima) – non può andarsene a scadenza continuando nel frattempo a fare il proprio dovere? No, la nostra dirigenza deve sempre fare un casino, in questo caso il centrocampista polacco è stato depotenziato, e infatti quando entra in campo pare quasi intimidito, pare quasi non sapere che fare, come fare. Dispiace, certe storie andrebbero concluse meglio, quando il Napoli imparerà sarà sempre troppo tardi.
Per il resto, battere la Juventus è sempre una buona idea.