Al podcast “Drive&Talk”: «A me piaceva fare solo l’asta. Mi fanno pagare tanto ma almeno mi prendo e mi posso schierare»
Giovanni Di Lorenzo, difensore e capitano del Napoli, ha rilasciato una simpatica intervista al nuovo podcast prodotto dal club “Drive&Talk”. Di Lorenzo ha risposto alla domanda che tutti i fantallenatori si pongono: “ma i calciatori giocano al fantacalcio?”. Il capitano del Napoli s’, lo ha dichiarato lui stesso. Il difensore non solo rivela la sua passione per il fantacalcio, ma spiega anche di divertirsi molto all’asta per un motivo molto semplice: comprarsi.
Di Lorenzo: «Al Fantacalcio mi piace fare l’asta»
Le parole di Di Lorenzo:
«Il fantacalcio l’ho fatto anni fa con un mio amico che faceva tutto lui. A me piaceva fare solo l’asta e lui faceva la formazione. Mi sono preso? Sì, certo. All’asta metto le mani avanti, lo faccio coi miei amici ma mi prendo. Mi fanno pagare tanto (ride, ndr). Ma almeno mi prendo e mi posso schierare».
«Di Napoli odio il traffico, però poi ti rifai gli occhi con il panorama»
Drive&Talk, il nuovo podcast della Ssc Napoli, ha come primo protagonista il capitano Giovanni Di Lorenzo. Durante il podcast, il capitano azzurro racconta la sua vita da giocatore del Napoli, le abitudini quotidiane e l’emozione di giocare da capitano a Napoli. L’emozione di diventare capitano del Napoli:
«Questa fascia l’ha portata il più grande di tutti, è una responsabilità in più. Il ruolo di capitano è bello, non me lo sarei mai aspettato quando sono arrivato. Poi quell’anno lì ci sono state tante partenze, tanti sono andati via, Spalletti decise di darla a me e ho cercato da subito di rappresentare al meglio i miei compagni, lo spogliatoio e quello che sto cercando di fare anche adesso. Non hai pensieri ma devi essere pronto a tutto, devi gestire tante cose, però mi piace e spero che i miei compagni siano contenti di me, penso di sì (ride, ndr), e quando Spalletti mi ha fatto capitano la cosa più bella è stata l’approvazione dei ragazzi e anche di chi era da più tempo qui, vuol dire che mi stimano come persona».
Come affronta le critiche il capitano azzurro?
«Prima le vivevo con difficoltà, ora no. Ormai c’è gente che fa quello apposta e se stai lì a leggere cosa scrivono non leggi più. C’è chi lo fa solo per prendersi tre minuti di visibilità per questo leggo poco e sono tranquillo. Le critiche ci stanno e uno deve essere bravo ad andare avanti perché questo è uno sport che ti porta tante pressioni e devi essere pronto a tutto. Quello che sta diventando brutto è che dopo una partita fatta male ti offendono la famiglia e i figli, lì si va oltre rispetto alla classica critica costruttiva del tifoso. Non è giusto, perché se uno sbaglia una partita devi augurargli le cose peggiori del mondo?».