Sotto di un gol, ne ha segnati tre in cinque minuti. La fiammata acuisce i rimpianti ma è una dimostrazione di esistenza in vita
I cinque minuti in cui il Napoli ha dimostrato che lo scudetto non è stato un caso (Monza-Napoli 2-4)
E venne il 7 aprile il giorno in cui il Napoli dello scudetto ha avuto un sussulto d’orgoglio. E dopo una stagione intera vissuta a prendere schiaffi e subire mortificazioni un po’ ovunque, la squadra che è ancora campione d’Italia ci ha tenuto a dimostrare che la vittoria dello scorso anno non è stata casuale. A Monza, sotto di un gol, gli uomini di Calzona all’inizio della ripresa hanno ribaltato la partita con tre gol in cinque minuti. Uno più bello dell’altro: prima con Osimhen che è andato in cielo e di testa non ha lasciato scampo a Di Gregorio; poi Politano con un sinistro al volo da copertina dell’album Panini e infine il terzo di Zielinski di sinistro sotto la traversa. Tre gol imparabili. Da 1-0 a 1-3. E alla fine hanno vinto 4-2. Una fiammata di cinque minuti che ha ottenuto anche l’effetto indesiderato di aver acuito il rimpianto per quel che sarebbe potuto essere e non è stato. I tre gol (poi diventati quattro) sono stati segnati proprio davanti ai tifosi azzurri entrati in ritardo per protesta.
Quei cinque minuti, quella reazione d’orgoglio hanno un significato che va al di là del risultato e della classifica. Il Napoli ha voluto dimostrare che ha un’anima. È stata anche la risposta al discorso presidenziale tenuto in settimana da De Laurentiis a Castel Volturno. La squadra ci ha tenuto a offrire una dimostrazione di esistenza in vita. Bisognava chiudere la stagione con dignità e il primo passo è stato compiuto. Poi si vedrà.
Per la classifica qualcosina è cambiato. Il Napoli è salito al settimo posto che potrebbe voler dire Europa League e poi, con sette partite da giocare e una simile prestazione, i più ardimentosi possono sentirsi incoraggiati a sperare in una rimonta Champions. Il Bologna (quarto) è lontano dieci punti: un’enormità. La Roma (quinta) sette punti. Entrambe devono venire a giocare al Maradona che però fin qui tutto è stato tranne che un fortino. E infine l’Atalanta che ha due soli punti di vantaggio ma ha anche due partite in meno (oggi a Cagliari e il recupero con la Fiorentina) ed è in vantaggio nel confronto diretto in caso di arrivo a pari punti.
Subito dopo i tre gol, Colpani ha segnato il 3-2. Ma non c’è stata la benché minima tremarella. Raspadori, entrato da pochissimo, ha segnato il quarto. Altro che braccino.
Il Napoli ha provato a giocare bene da subito. Ha cominciato la partita con tanta buona volontà. Si è visto un recupero di Kvaratskhelia, gli azzurri in anticipo sulle seconde palle. Poi, però, alla prima azione il Napoli ha subito gol. Nono minuto. Rotonda apertura di Colpani per Zerbin che di sinistro ha crossato e Djuric ha ricordato che è un centravanti vecchia maniera: di quelli difficili da spostare e che quando possono, la mettono anche dentro. Ha 34 anni e ha segnato il primo gol con la maglia del Monza. Lo marcava Juan Jesus. Il tutto davanti ai sorridenti Galliani e Leonardo.
Ma stavolta la squadra non si è disunita. Ha attaccato. Ha reclamato due rigori. Il primo secondo noi c’era, il fallo di Zerbin su Ngonge. Il secondo decisamente meno (Di Gregorio su Osimhen) anche se con le attuali cervellotiche interpretazioni del regolamento è tutto possibile. E poi nel secondo tempo lo show. Ora è inutile stare a rimuginare sulle tante occasioni mancate. È una delle poche giornate allegre della stagione. Meglio godersela.