Il conduttore di Pechino Express a Repubblica: «È brutta questa mania di pensare che gli adolescenti abbiano una verità da scoprire a discapito dei più anziani»

Repubblica intervista oggi Costantino della Gherardesca definendolo “un cittadino del mondo, amabile, ironico, pieno di contraddizioni, pigro e al tempo stesso curiosissimo”. È tornato alla guida di Pechino Express tutti i giovedì su Sky e in streaming su NOW. Nella sua chiacchierata racconta alcune curiosità riguardo al programma
Una curiosità: ha mangiato anche lei la zuppa di tartaruga che ha dato tanti problemi a Fabio Caressa? «Che gli uomini in Italia siano più drammatici rispetto alle donne, è una grande verità. Caressa proprio per via di questo suo penchant per il palcoscenico ha raccontato bene il viaggio. Io ho assaggiato la zuppa, perché assaggio tutto: sa di viscido» .
Costantino e i giovani
Poi sulla sua vita
«Sono un orso, sto a casa. Vedo poche persone, circondato da vecchi dvd, vecchi supporti video e per la musica. Sa cos’è brutto? Questa mania, partita negli anni 90 e ormai conclamata, che gli adolescenti contengano una qualche verità che noi dobbiamo scoprire. A discapito dei più anziani, che non sono rispettati. Invece a me fanno più tenerezza i vecchi. A Singapore ci sono persone che vanno a casa di chi è avanti con gli anni per insegnargli a comunicare con i nipotini. Dovrebbe essere un processo naturale, al contrario il passato si cancella: c’è la fissa con la gioventù».
Sul suo essere gay e su alcuni spiacevoli atti di omofobia in un collegio
«Da parte di certi ragazzi e alcuni dello staff, mai da parte dei professori. Mi rompevano le scatole perché ero omosessuale, mi fecero camminare a piedi nudi nella neve. Me ne andai e successe una cosa bellissima: tutti gli amici della classe scesero per l’appello, con l’ombretto e il rossetto in segno di solidarietà»
A sua madre l’aveva detto a diciotto anni.
«Lei aveva amici gay, l’identità non ce l’hai dalla famiglia, ce l’hai già. La cosa orrenda è osservare quello che sta facendo il vicino. Penso che in Italia, per quel che riguarda i diritti, siamo ancora molto indietro».