I guardiolisti evidentemente non hanno mai letto Darwin e la capacità di adattamento. È stata una lezione di vita più che una partita di calcio
Bisogna intendersi sul significato di culo. Che ovviamente non è il numero di Avogadro. Non può esserci una formula specifica. Ma Carlo Ancelotti non ha eliminato il Manchester City perché ha culo (che è il mantra di tutti i guardiolisti che hanno trascorso la notte insonne). A meno di non voler archiviare sotto questa parola ogni successo ai rigori. Ma anche qui ci sarebbe da discutere. Hanno scritto libri sulla preparazione dei tiri dal dischetto. Ci sono staff di specialisti che vengono ingaggiati dai club per affrontare questa appendice che non è una lotteria. Lo ha spiegato anche Lunin nel post-partita. Avevano studiato i tiratori avversari. E sapevano che in tre avrebbero potuto tirare centralmente. Lui è rimasto fermo sul rigore di Bernardo Silva. Gli è andata bene. Ma c’era anche un lavoro.
Nella perversione contemporanea dell’analisi del calcio, pare che si debba giocare in un solo modo. Il calcio è vittima di quella che a noi sembra un’aberrazione. È l’unico sport che ha espunto la difesa. Difendersi è considerato esecrabile. Un tempo nella pallacanestro veniva elogiata la difesa. Valerio Bianchini (e altri della sua generazione) storcono il naso e altro di fronte al basket contemporaneo che è tutto un tiro da tre. Nella pallanuoto difendersi è essenziale. Se non sai farlo, è meglio che non ti butti proprio in vasca. E ieri sera il Madrid di Ancelotti ha difeso come si fa a pallanuoto. Ha costretto quelli del City ad andare sugli esterni e li ha impoveriti: un po’ perché Guardiola considera i cross al pari di Satana; un po’ perché al centro la mitragliatrice Haaland non è andata oltre un colpo di testa che è andato a sbattere sulla traversa. Ancelotti ha difeso come si fa a pallanuoto dove se prendi gol in ripartenza vieni giustamente considerato un pollo. Potremmo continuare all’infinito. Come fai a fare il pugile se non tieni la guardia alta? Vai al tappeto dopo trenta secondi. In ogni sport il principio di difesa è fondamentale. Nel calcio no, non ci si deve difendere più. È diventato una vetrina per presunti esteti. Uno sport che si vorrebbe fosse mondato del conteggio dei gol. Perché al fondo la corrente ahinoi maggioritaria di analisti del calcio vorrebbe la giuria per questo sport. Alla fine della partita si alzano le palette con i voti. E con questo metodo Guardiola avrebbe stravinto. Anche perché i giurati sarebbero stati imbevuti di statistiche, grafiche sulla pressione, la posizione dei calciatori in campo. Come se tenere i giocatori a protezione della propria porta fosse un disonore.
Ma torniamo al culo. Il City ha sì prodotto un’enorme mole di gioco. Ha toccato millemila palloni. Ha battuto corner su corner (a proposito anche su questo fu scritto un libro: il calcio d’angolo non è un’occasione da gol, sono pochissimi i tiri dalla bandierina). Francamente non ricordiamo grandi parate di Lunin. L’uscita bassa su cross di De Bruyne, su quell’azione ha colpito la traversa Haaland. Poi c’è stato il tiro di Grealish deviato in angolo da Rudiger. De Bruyne nella ripresa ha sparato alto il tiro del possibile 2-1. E ha calciato un sinistro di poco alto. E il salvataggio sulla linea di Nacho è stato la conseguenza di un infortunio, di un malinteso con Lunin. Quante parate ha fatto il portiere del Real? Pochissime. Quante parate decisive ha compiuto? Zero, forse una. Legni colpiti: uno. Dov’è il culo?
Il Madrid ha cominciato la partita in un modo, poi si è rintanato sotto la pressione del City che è una squadra formidabile. Ha calciatori fortissimi, anche in panchina. Ha una difesa di corazzieri? Al mondo quanti difensori ci sono più veloci di Vinicius?
Ancelotti – come ha spiegato a fine partita – ha vinto nell’unico modo possibile. Volete chiamarlo culo? Benissimo. Sarebbe invece auspicabile che il match del Madrid fosse studiato a Coverciano e nelle scuole calcio. Il pallone non è solo continui passaggi. È anche difesa. È un principio ancestrale che viene violentato nelle scuole calcio per bambini. Piccolini che vengono indottrinati da subito al pallone delle geometrie.
Ancelotti e il Madrid hanno offerto una dimostrazione di intelligenza e competenza, di capacità di adattamento. Andrebbe ristudiato o quantomeno letto Darwin. Se non hai la capacità di adattarti non sopravvivi. La partita del Real, così come quella dell’Inter di Mourinho di 14 anni fa al Camp Nou (sempre contro Guardiola), sono lezioni di vita. Derubricarle a culo significa non voler prendere atto della realtà e continuare a bearsi delle proprie idee. È un’operazione legittima. Ma spiega ben poco.