Scherzava, comunque non era il mio tipo. La direttrice dell’hotel disse: “Signorina, è meglio se non dorme qui”. I giornali scrissero che ero stata cacciata dal ritiro».
Il Corriere della Sera intervista oggi Eleonora Vallone, figlia di Raf, partigiano, calciatore del Torino, giornalista, grande attore. Un grande amore per il padre anche se gli faceva ingollare olio di fegato di merluzzo.
«Una tortura, ma non potevamo rifiutarci, altrimenti erano botte. Ero l’unica dei tre che non piangeva quando ci picchiava. Sberle sonore. Aveva dei frustini da cavallo, ci colpiva pure con quelli. Quando si arrabbiava gridava: “Maledetto il giorno in cui sei nata/o!” . Con quel vocione incuteva terrore. Eppure aveva un fascino travolgente», racconta Eleonora Vallone che, nel libro Quante vite per una? Le mie 7 vite (Castelvecchi), scrive: «La sua violenza era pari all’amore che ci dava, impetuoso, incontenibile».
Il raconto di Eleonora Vallone
Nel suo racconto tante storie con tanti personaggi incontrati in carriera
L’invito di Maradona.
«Nel giardino dell’hotel del Napoli, aspettavo che scendessero i calciatori per le interviste. Vidi le tende svolazzare al terzo piano e poi sul balcone apparve Diego, in mutande. “Vuoi salire in camera a parlare?”. Scherzava, comunque non era il mio tipo. Si affacciarono Giordano, Carnevale, Ferrara. “A noi non ci intervisti?”. La direttrice dell’hotel disse: “Signorina, è meglio se non dorme qui”. I giornali scrissero che ero stata cacciata dal ritiro».
La convocarono a quello della Sampdoria.«Boskov mi corteggiò per gioco. Vialli era birichino, Mancini più introverso».
Gianni Agnelli.
«Lui e papà sciavano insieme al Sestriere. Un giorno, a Porto Rotondo, gli amici mi fecero salire su una barca. “C’è una persona che vuole conoscerti”. Mi apparve l’Avvocato, i capelli bianchi e lucenti. Sapevo che era un donnaiolo e mi chiusi nella mia timidezza. Ero amica del nipote Giovannino, gli preparavo gli spaghetti con i ricci di mare».
Robert De Niro.
«Lo conobbi a Roma, a una cena. Mi vide passare vestita di rosa e mi mandò a chiamare. Era in shorts e ciabatte. Parlammo davanti a una finestra antica, con la luna piena. Era il mio idolo. Mi invitò a casa sua, alla salita del Grillo. “Verranno altri amici”. Cominciò a corteggiarmi, molto diretto. In giardino, io scappavo e lui mi inseguiva. Quando realizzai che non sarebbe arrivato nessun altro, mi arrabbiai. Alla fine ho ceduto. E giuro che ne valeva la pena».