Il gran cerimoniere delle Olimpiadi si racconta al Corsera: «Facemmo un matrimonio indiano a Borgo Egnazia. Ci divertimmo, il costo fu di 18 milioni».
Il Corriere della Sera intervista oggi Marco Balich, gran cerimoniere di 16 Olimpiadi e Paralimpiadi, 13 Giochi Regionali dai Panamericani agli Asiatici, i Mondiali di calcio del Qatar.
Arrigo Cipriani ha detto ad Aldo Cazzullo che la vorrebbe sindaco di Venezia.
«Amo la mia città, dovrebbe essere il centro mondiale dell’arte. Farei tutto elettrico e a idrogeno entro il 2030. Gli Airbnb dovrebbero avere un tetto, in modo da permettere a giovani di tornare a viverci».
Il suo Balich Wonder Studio ha compiuto 10 anni. Di cosa è più orgoglioso?
«Di aver creato a Milano un’industria che prima era appannaggio degli studi di New York, Los Angeles e Londra. E mi inorgoglisce vedere tanti “miei” ragazzi diventati super manager all’estero».
Il vostro mantra?
«Meglio essere l’ultima squadra nel campionato più forte, che i primi del cortile».
Quanto fatturate?
«Nel 2022, 320 milioni. L’anno dopo, con le guerre, meno. Sono assunte 240 persone tra Milano, Dubai e Riyadh. Abbiamo appena ceduto il 51% a Banijay, leader mondiale nei format tv».
Per non dire di quando organizzava i tour di Pink Floyd, U2 e Rolling Stones e creava i videoclip per Jovanotti e Laura Pausini. Papà separato di quattro figli dai 19 ai 22 anni (Pilar, i gemelli Zeno e Anita e la primogenita Lola), lui si definisce così: «Una volta esistevano i patron, gli impresari alla David Zard. A me piace mettere in opera cose molto complesse che hanno un grande impatto emotivo sia su milioni di persone che su centinaia, dal Bicentenario del Messico alla settimana della moda di Dolce&Gabbana».
Avete seguito un matrimonio indiano a Borgo Egnazia, dove si svolgerà il G7.
«Mi cercò il padre della sposa dopo la cerimonia delle Olimpiadi di Torino, dissi no. Insistette. Lo provocai: a qualsiasi costo? Ci divertimmo».
E il costo fu…?
«…di 18 milioni».
Se le proponessero le cerimonie di Milano-Cortina?
«Chiunque lo farà, credo debba parlare della fortuna di avere l’Italia come casa e della salvaguardia della natura. E raccontare ai giovani chi erano Garibaldi, i partigiani, gli eroi della nostra storia».
La cerimonia più bella?
«Ogni cerimonia olimpica è un capolavoro di sintesi di cultura e di identità di una nazione. Ho trovato meravigliosa quella di Atene nel 2004, la nostra di Rio nel 2016…».
Un evento speciale?
«L’inaugurazione della Torre dell’Orologio in piazza San Marco a Venezia: ci avevano dato pochissimi soldi, a mezzanotte vennero più di 15.000 veneziani che piangevano».
La commozione è il termometro della riuscita?
«Se li fai piangere hai toccato cuore e stomaco».
Si può dire che emoziona miliardi di persone.
«Le cerimonie olimpiche estive sono seguite da due miliardi e 700 mila persone, le invernali da 2,3».
VIVA VIVALDI BALICH
Pechino 2008: il tedoforo che volava di Zhang Yimou?
«Non mi ha emozionato per niente. Ricordo l’inizio, il rullo di tamburi dei volontari che erano soldati, stesso taglio di capelli, stessa altezza, stessa espressione: effettivamente la rappresentazione della cultura cinese».
Emergenze organizzative?
«Torino 2006: Yoko Ono e Peter Gabriel sullo stesso palco, non insieme. Lui non voleva rivolgerle la parola perché la considerava responsabile della rottura dei Beatles».
Incidenti «culturali»?
«Ai Giochi Asiatici del Turkmenistan misero il bando all’alcol. Figuriamoci: con 900 tecnici inglesi, americani, francesi, italiani…».
E lei cosa fece?
«Andai dal ministro dell’Interno. Dissi che se non avessero tolto il bando non avremmo fatto la cerimonia».