Al momento della fusione, né Sampierdarenese né Doria vollero rinunciare ai propri colori e nacque l’attuale maglia.
Nata subito dopo la guerra
Come molti calciofili sapranno, Sampdoria è la crasi delle parole Sampierdarenese e Doria, i nomi dei due club genovesi che il 12 agosto 1946 nello studio del notaio Bruzzone, diedero vita all’Unione Calcio Sampiedarenese-Doria. La nuova società, frutto appunto della fusione tra la biancorossonera Ginnastica Comunale Sampierdarenese (1891) e la biancoblù Ginnastica Andrea Doria (1895), poté subito iscriversi al campionato di Serie A e accendere così la decennale rivalità con il Genoa. Esordì presentandosi con una sgargiante divisa multicolore, unica nel suo genere: una maglia blu cinta sul petto da una fascia biancorossonera, al cui centro campeggiava lo scudo di San Giorgio, simbolo di Genova. Nessuno dei due club volle infatti privarsi della propria identità producendo il caso singolare di un quadricolore, fenomeno cromatico nuovo sia nel calcio italiano sia in quello europeo.
La fusione non fu una formalità
La fusione dei due club non fu una formalità. Anzi, Sampierdarenese e Andrea Doria venivano da anni di vicissitudini; ci volle un incontro segreto tra i due presidenti Luigi Cornetto e Aldo Parodi per trovare l’accordo definitivo dopo alcune agitate assemblee dei rispettivi soci che non vedevano di buon occhio l’operazione. «Entrambi convennero – ha scritto lo storico Piero Sessarego – che tre squadre di calcio professionistico erano obiettivamente troppe per una Genova intenta a sanare le macroscopiche ferite della guerra e che proprio quella fusione che fu nefasta nel ’28, perché politicamente coatta, con ogni probabilità avrebbe goduto stavolta di ben più rosee prospettive in quanto sportivamente consensuale».
L’accesso alla Serie A, infatti, fu permesso alla neo società come forma di riparazione per le continue vessazioni subite durante il regime fascista. Nel 1927 Genova aveva ben cinque squadre: Genoa, Sampierdarenese, Andrea Doria, Sestrese e Rivarolese. L’anno dopo, la legione fascista cittadina s’impossessò della Samp e impose la fusione con l’Andrea Doria. Nacque la Dominante che in verità dominò un bel niente perché retrocesse subito. Dal 1946 la temporanea rinascita dei due club fino alla fusione.
Dal 1980 il cambio del simbolo
Dal 1980 il simbolo della Sampdoria è composto da una silhouette nera raffigurante il volto di un tipico pescatore genovese, stilizzato con barba, berretto caratteristico, pipa e capelli al vento. Tale figura è chiamata in dialetto genovese il “baciccia”. Con l’avvento degli sponsor tecnici e del merchandising la posizione di “baciccia” varia ciclicamente la sua posizione, dal petto alla manica sinistra.
Sbagliato il termine blucerchiati
Per via della particolare divisa, i giocatori sampdoriani sono da sempre chiamati, ancorché erroneamente, “blucerchiati”. Eccetto alcune modifiche nella seconda e terza divisa, la Samp o la Doria, a seconda del diminutivo usato dai tifosi, ha sempre utilizzato quella ideata nel 1946. Eletta nel 2012 dal Guerin Sportivo la maglia più bella del mondo, ai tempi di Vialli e Mancini gli scozzesi del Dundee United, chiesero e ottennero il permesso di giocare con una casacca simile a quella della Sampdoria al punto che Rod Stewart, tifoso del Dundee, cominciò a seguire anche le gesta dei doriani.
Infine una notazione. Come quasi tutti i calciofili non sapranno, usare l’appellativo “blucerchiati”, come accennato, è un grossolano errore storico. «I cronisti sportivi che niente sanno di araldica – sottolineano gli araldisti Sergio Salvi e Alessandro Savorelli – indicano questa maglia come blucerchiata: in realtà essa è azzurrofasciata».