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Tamberi, dategli Hollywood. La serata da mattatore di Gimbo (Repubblica)

Supera 2 e 34, finge un infortunio e tira fuori dalle scarpe le molle. Poi sale fino a 2 e 37 e va a salutare Mattarella avvolto nel tricolore

Tamberi, dategli Hollywood. La serata da mattatore di Gimbo (Repubblica)
Italy's athlete Gianmarco Tamberi celebrates after winning the gold medal in the men's high jump final during the European Athletics Championships at the Olympic stadium in Rome on June 11, 2024. (Photo by Anne-Christine POUJOULAT / AFP)

Tamberi, dategli Hollywood. La serata da mattatore di Gimbo. Riportiamo il finale dell’articolo di Repubblica scritto da Emanuela Audisio. Ieri sera agli Europei di atletica l’olimpionico Tamberi ha vinto per la terza volta l’oro continentale e soprattutto ha costruito una serata emozionante con una sapienza da attore consumato. Ha finito col saltare 2 metri  e 37.

Ecco cosa scrive Audisio.

(Tamberi) chiede 2,34, lo passa che è una meraviglia, poi si tocca la caviglia sinistra, zoppica. L’Olimpico si copre gli occhi, sguardi disperati: ancora un infortunio per un salto di troppo prima delle Olimpiadi, come nel 2016 a Montecarlo prima di Rio? No, non può essere, non deve. Ma lassù nel cielo non lo amavano? Si butta a terra, si slaccia la scarpa, la fa vedere, tira fuori dei pezzi di molle: è una gag? Ma sì. È un sorpasso- thriller. Nemmeno Vittorio Gassman preparava così bene i suoi colpi di scena. Mica è finita. Chiede 2,37, non si accontenta, e vola, vola, «perché volevo una misura importante: se non avessi vinto, sarei rimasto zitto per un mese». Tamberi è oro, bacia Chiara la moglie, che gli dice: «Sei un pazzo». Poi corre, anzi salta, sembra Tiramolla, avvolto nel tricolore va a salutare Mattarella, lo bacia, abbraccia anche Malagò. Terzo titolo europeo per lui. Il più vincente di tutti. E ora non dategli una pedana, ma Hollywood.

Tamberi: «Quando sono entrato in Nazionale c’era tanta invidia, avevano tutti paura di fallire»

Gianmarco Tamberi ha superato le qualificazioni del salto in alto con 2 m e 21. Domani, martedì 11 giugno, affronterà la finale degli europei di atletica a Roma. L’intervista al Corriere dello Sport.

Sensazioni al debutto nell’anno olimpico?

«Mi sento molto bene, non voglio già cantare vittoria anche se per me è insolito fare bei salti in qualificazione. Non vedo l’ora di gareggiare e scoprire qual è il mio valore attuale. So di aver investito fisicamente e tecnicamente tutto in questa stagione. Ancora più che in passato non ho messo nulla davanti allo sport».

La lotta è solo su se stessi?

«Ci saranno altri 12 atleti in finale, tra cui 2 azzurri ai quali faccio i complimenti. Sicuramente non posso sottovalutare alcun avversario, ma io voglio fare la gara contro me stesso e battermi».

Domani sera in tribuna ci sarà anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella…

«Un onore immenso, mi vengono i brividi se penso che sarà allo stadio a vedere la mia gara e la nostra Nazionale. Fa capire quanto questo movimento meriti l’attenzione di tutti. Rivedrò il Presidente al Quirinale giovedì per la consegna della bandiera, saranno giorni intensi ma ora sono concentrato solo sulla gara. Spero di far divertire anche lui».

Com’è essere capitano di una squadra da record?

«L’avevo detto che da questa Nazionale ci saremmo dovuti aspettare cose stratosferiche. I ragazzi sono forti e uniti, è bellissimo viverli da dentro, è una squadra affiatatissima in cui ognuno prende forza ed energia dall’altro. Quando sono entrato in Nazionale io, era l’esatto opposto: c’era invidia continua, si cercava quasi di fare lo sgambetto al compagno».

Quanto c’è di Tamberi in questo cambiamento?

«Se c’è un mio piccolo merito ne sono contento, ma il merito è dei ragazzi. Tutti vogliono primeggiare sugli avversari e non sui compagni, la loro forza è credere nei propri sogni piuttosto che avere paura di fallire, come succedeva qualche anno fa. Oggi abbiamo voglia di stupire, e fa tutta la differenza del mondo».

La rivoluzione è solo mentale o anche tecnica?

«La nuova tecnologia legata alle scarpe ha aiutato, ma è un vantaggio per tutti che influisce per il 10%. Noi invece siamo migliorati del 40% grazie a un approccio mentale diverso».

I successi di Roma non possono che amplificare il trend:

«Vivere tutto questo in un Europeo in casa è un’esperienza che ogni atleta porterà con sé per sempre. Sarà un trampolino immenso per l’Italia dell’atletica e mi dispiace che questa onda stia arrivando adesso senza che sia ancora percepita dalla maggior parte degli italiani, altrimenti lo stadio sarebbe stato pieno tutti i giorni. Se fosse successo tra due anni…».

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