Maurizio Viscidi, coordinatore delle squadre giovanili della Figc: «Non si lavora più sulla tecnica individuale»
Nell’attesa della partita di stasera tra la Croazia e l’Italia, l’Equipe mette in luce un problema degli Azzurri: la mancanza di giovani talenti individuali.
L’Equipe scrive:
Con un certo senso di consapevolezza Matteo Darmian ha osservato: «Alcune squadre hanno più qualità individuale della nostra».
Con gli spagnoli, tutti tecnicamente ineccepibili, il divario era evidente, e non è la prima volta negli ultimi anni che l’Italia mostra i suoi limiti, costretta a lamentare la mancanza di talento e creatività dei suoi giocatori.
La Nazionale italiana è “una squadra normale”, come ammette lo stesso presidente della Federazione, Gabriele Gravina. Mentre Francia, Inghilterra, Spagna, Germania e Portogallo sfornano ogni anno nuove gemme, l’Italia rimane nell’ombra quando si tratta di elencare le stelle e si affida ancora alla forza della sua squadra, come ha fatto tre anni fa all’Europeo.
«Il talento è distribuito in modo equo ovunque, quindi se non ne abbiamo come le altre nazionali, inevitabilmente abbiamo le nostre responsabilità», dice Maurizio Viscidi, coordinatore delle squadre giovanili della Figc.
La scusa del gap generazionale o della sfortuna non regge. «Quando organizzano i tornei U15, ogni anno ne esci entusiasta, dicendoti: ‘Wow, questa volta hanno dei talenti incredibili», dice un esperto del mercato giovanile europeo. E quattro anni dopo non si trovano più, hanno rovinato tutto. L’Italia ha degli ottimi allenatori a livello professionistico, ma tra i 15 e i 19 anni non ce la fa.
Italia senza stelle: «Non si lavora più sulla tecnica individuale»
Per Viscidi, il primo ostacolo è la metodologia di allenamento: «Non si lavora più sulla tecnica individuale e i pochi allenatori che lo fanno lavorano alla vecchia maniera, troppo statica e poco dinamica».
«L’allenatore vuole punti in classifica, non sviluppare il giovane giocatore e dargli il tempo di crescere», continua Viscidi.
Il secondo ostacolo è di tipo culturale, perché in Italia la tattica ha un ruolo così importante che diventa controproducente quando si parla di allenamento: «Da noi l’allenatore del settore giovanile fa la stessa cosa che fa il professionista: lavoro tattico. I ragazzi fanno sedute di calcio a 11, che secondo me è l’esercizio più stupido che ci sia, perché non ti insegna a palleggiare, non ti abitua a stare davanti a un avversario e a reagire– continua Viscidi- Il talento viene soffocato dalla tattica e non può più esprimersi».
Un allenatore che ha lavorato per un grande club italiano per oltre quindici anni fa eco a questa opinione: «A partire dagli U12, tutto è troppo rigido: il centrocampista deve fare questo passaggio e questo movimento, e il difensore centrale un altro. Questa rigidità fa sì che si finisca per avere giocatori ‘normali’, e non i più talentuosi».