La cultura della curva senza dimenticare che la vita è anche altro. La sua anima è Maurizio Criscitelli. Tra i soci avvocati, magistrati, giornalisti
Napoli Club Bologna, vent’anni di tifo dalla parte della legalità e dei bisognosi
Domenica ora di pranzo. Bologna. Quartiere Pilastro. Un piccolo giardino pubblico con un club Arci, “Porta Pazienza”. Sei, sette pantaloni corti, all’inglese insomma. E t-shirt gonfie a varie atmosfere. La calura, quel caldo umido che sembra Ferragosto, costringono i volontari a prendere fiato, sorseggiando una, due, tre… birre alla spina. Sono i soci del Napoli Club Bologna, Ncb, che stanno per scatenare l’inferno, la festa per il ventennale del club.
Arrivano una decina di arancini di riso, si fa merenda con crostini con la ‘nduja. Si tagliano peperoni, melanzane e zucchine che saranno cotte sulla brace. E si vanno a prendere salsicce e panini con la pancetta.
Anche se il presidente Maurizio Criscitelli si è dimezzato in tre anni, dimagrendo di 75 chili, e anche se alcuni suoi volontari hanno seguito il presidente in questa suicida gara a chi beve e mangia di meno, l’abboffata e la bevuta sono ancora i valori fondanti dello stare insieme del Ncb da tanti anni.
Chiaro che la ragione sociale del Ncb “è identità e passione”, è il tifo bello e l’amore per una squadra, il Napoli. Ed è anche la sofferenza e le delusioni recenti. Però lo stare insieme fa felici una comunità di uomini e donne, di moglie e figli che arrivano alla festa indossando le magliette più belle del mondo.
Il Napoli Club Bologna una calamita per i napoletani della diaspora
Tifosi. Gli emigrati da trent’anni, i figli che parlano bolognese ma tifano per la squadra dei padri. Ma il Ncb è anche una calamita per i napoletani della diaspora, quelli che vivono isolati – avvocati, magistrati, giornalisti – mezza umanità dolente che si rianima al Maradona Stadium o davanti allo schermo.
Vent’anni di vita, raccontano la bellezza nascosta di Napoli. Uno pensa a un club di tifosi e immagina gli ultrà, le curve, le pressioni. Il Ncb è un’altra storia. È chiaro che ha nel suo dna la “cultura” della curva. Insomma, “la partita si vede a casa dopo, perché dobbiamo stringerci l’uno con l’altro, lanciare slogan, parlare tra di noi”. Però trovate un altro club, che fosse anche della squadra del cuore del Vaticano, che organizza cene sociali per finanziare le mense popolari bolognesi di Roberto Morgantini, o la mostra della Mehari di Giancarlo Siani, o i pacchi contro la camorra dei prodotti della terra confiscata ai mafiosi, camorristi.
Maurizio Criscitelli è una macchina da guerra. Già l’anno scorso è anche quest’anno porterà a Dimaro i figli sfortunati di Napoli, del disagio sociale. Cinque ragazzi di “Carmela” (Associazione ‘Figli in famiglia’) che attraverso la passione del calcio e il tifo per il Napoli vivono emozioni che nella vita quotidiana sono negate.
Grazie di esistere, Napoli club Bologna. Una immagine del passato rimane nella memoria. Manchester-Napoli. Il volo Air One da Bologna arriva con tre ore di ritardo. Un nostro ufficiale di collegamento chiama il funzionario della Digos che seguiva il Napoli e i suoi tifosi in tutte le trasferte. “Caruo’… e come facciamo con le valigie allo stadio? Mica possiamo andare in albergo”.
E no, e mica si può andare in albergo… Caruo’: “Venite, non vi preoccupate. Mettiamo le valigie in un camioncino delle forze di polizia inglesi”.