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Tamberi: «Mi sento sempre inferiore ai miei avversari, tranne il giorno che devo gareggiare»

A Sportweek: «Questo mi dà l’idea che quel giorno dovrò colmare il gap. Ho notato nella mia carriera che più avevo le spalle al muro, più ne venivo fuori bene».

Tamberi: «Mi sento sempre inferiore ai miei avversari, tranne il giorno che devo gareggiare»
Italy's Gianmarco Tamberi celebrates after winning the men's high jump final during the European Athletics Championships at the Olympic stadium in Rome on June 11, 2024. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

Alla vigilia delle Olimpiadi di Parigi Gianmarco Tamberi ha rilasciato un’intervista a Sportweek. Il campione del salto in alto ha vinto recentemente gli Europei a Roma nella sua disciplina.

Tamberi: «Caricarmi di pressione è stata la mossa migliore per gareggiare al meglio»

Tutta questa pressione non le farà male?

«Ho notato nella mia carriera che più avevo le spalle al muro, più ne venivo fuori nel migliore dei modi. Ho imparato a mettermici, a caricarmi di pressione, a creare condizioni apparentemente controproducenti che però mi permettevano di gareggiare al meglio. Da un po’ di tempo a questa parte, ogni mia scelta è fatta pensando alle Olimpiadi».

Riesce sempre a credere in se stesso?

«Per 364 giorni all’anno mi sento un passo indietro rispetto agli avversari, mi dà così l’idea di dover colmare il gap. Il giorno della gara sento però di essere all’altezza di quello che voglio raggiungere. La mia vera forza probabilmente è il riuscire a dare il massimo nei momenti che contano».

Parliamo dell’oro olimpico…

«Gli avversari sono fortissimi, so che dovrò dare il meglio di me, ma l’obiettivo è quello. In Giappone volevo dimostrare al mondo che sarei potuto tornare da quell’infortunio [lesione al legamento della caviglia]. Ora ho un’ossessione positiva, sentire la possibilità di poter realizzare qualcosa di storico».

Se non fosse diventato un saltatore?

«Difficile dirlo… la mia passione era la pallacanestro. Probabilmente avrei giocato, ma non so se sarebbe poi diventato il mio lavoro».

Progetti per il dopo Parigi?

«Esiste un dopo Parigi? Per me l’11 agosto 2024 è tipo la fine del mondo dei Maya! Mi piacerebbe diventare padre, ma dividermi tra l’atletica e i miei impegni familiari è difficile, sono entrambe cose che ritengo di priorità massima».

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