“Loro lo sanno. Sanno quello che dicono. Sanno che è profondamente offensivo e sanno cosa succede se il mondo li sentisse”. Poi si scusano, e tutto ricomincia
“Loro lo sanno. Sanno quello che dicono. Sanno che ciò che dicono è profondamente offensivo e sanno cosa accadrebbe se il mondo esterno lo ascoltasse”. Il razzismo dei cori nel video virale di Enzo Fernandez e della nazionale argentina contro i giocatori francesi di colore (che ha scatenato un putiferio) “non è una di quelle cose che possono essere equivocate”, per The Athletic. “Non è qualcosa che può essere negato”.
The Athletic accusa il sistema, una volta di più. In maniera netta: “Francamente è già abbastanza brutto che l’Argentina, presumibilmente isolata dal punto di vista delle pubbliche relazioni dalla vittoria ai Mondiali, non abbia cercato di prendere le distanze dalla canzone, ma il fatto che i giocatori sembrino averla incorporata nelle loro celebrazioni è molto peggio. Se non altro, parla di una mentalità collettiva sgradevole e di una cultura pervasiva che un gruppo di giocatori, in un momento di trionfo, scelga questa canzone come parte delle celebrazioni. Vale anche la pena notare, senza voler sminuire il palese razzismo, la transfobia che è in gioco anche qui. Il testo completo della canzone fa riferimento ai giocatori francesi che sono “cometravas, come Mbappe”. “Cometravas” è un termine gergale che essenzialmente si traduce come “qualcuno che fa sesso con persone transgender””.
Insomma il coro è razzista e transfobico. Ma andiamo avanti: solo il Chelsea, tra i club che pagano lo stipendio a quei giocatori, ha preso una posizione. Gli altri zitti, per ora. E così i giocatori bianchi. Questo è il punto, per The Athletic. “Finora solo i giocatori neri hanno riconosciuto pubblicamente l’incidente. Nessun giocatore bianco ha condannato la canzone. Forse alcuni compagni bianchi di Fofana hanno offerto supporto privato, ma per come stanno le cose non c’è stato altro. Come sarà tristemente familiare, sono i giocatori neri a essere stati lasciati a fare il lavoro emotivo, a portare il bagaglio mentale di dover affrontare un incidente razzista. Rafforza l’idea che il razzismo è un problema solo per i neri, quando è una piaga che fa vergognare tutti noi. Isola i giocatori neri, suggerendo che non è qualcosa di cui qualcun altro deve preoccuparsi. Immagina il potere che deriverebbe da un giocatore bianco che si alzasse, spontaneamente, e condannasse la canzone”.