A Gstaad conquista la sue terza finale della stagione battendo per la prima volta nel circuito il greco. In finale incontrerà il francese Halys

Matteo Berrettini torna in finale, la sua terza finale stagionale. Lo fa a Gstaad, allo Swiss Open, dominando una partita contro il numero 12 in classifica Atp, il grego Stefanos Tsitsipas. Due set vinti 7-6, 7-5 e finale contro il francese Halys conquistata.
Berrettini torna a competere per un trofeo
Matteo ha tirato fuori il suo miglior tennis per battere Tsitsipa. Una partita dominata dai servizi. Ottima la prestazione dell’italiano al servizio, specialmente nel primo set e domani caccia al secondo titolo stagionale. Al servizio, ha perso pochissimi punti: con la prima ha vinto il 92% mentre con la seconda il 62% dei punti disputati. A dir poco incredibile anche la percentuale di prime in campo di Berrettini (79%)mentre Tsitsipas non è andato oltre al 68%, vincendo il 74% di punti sulla prima e il 70% sulla seconda.
Matteo Berrettini blasts a forehand down the line winner against Stefanos Tsitsipas.
Even on full stretch, Matteo has the power to hit a winner from anywhere with that forehand.
Dropping the hammer.
Missed this. 🇮🇹 🔨
pic.twitter.com/ZRCV8EfUgk— The Tennis Letter (@TheTennisLetter) July 20, 2024
«Sono tornato ad amare la fatica. Non mi riconoscevo più»
Oggi comincia il torneo di Wimbledon e Matteo Berrettini affronterà al primo turno Marton Fucsovics. La sua intervista a La Gazzetta dello Sport.
«Potrà sembrare strano, ma alla fine sono tornato ad amare la fatica. Il lavoro, il campo. Momenti che componevano la mia vita ma davo per scontati. Ho trovato di nuovo la gioia nell’allenamento. A un certo punto lo facevo per dovere, perché era il mio lavoro e non per scelta. Ora mi diverte trovare nuove soluzioni tattiche, pensare a cosa posso fare meglio invece che preoccuparmi solo di non farmi male e credetemi, è una soddisfazione incredibile».
Si è rimesso in gioco, ha cambiato tutto il team…
«Ho avuto il coraggio di fare dei cambiamenti che non sono mai facili e forse è la cosa di cui vado più orgoglioso. Francisco Roig dal punto di vista tecnico e tattico, dal modo di lavorare, è molto diverso da Vincenzo Santopadre. Quando cominci con una persona nuova, hai nuove spinte, nuovi stimoli, ed è importante perché ti concentri su cose diverse. Ma dal punto di vista caratteriale hanno un sacco di cose in comune. Entrambi sono sbadati, si dimenticano le cose, sono un po’ buffi. E questo è importante per me perché avere un clima un po’ più leggero, soprattutto quando le cose non vanno bene è fondamentale».