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Ho sentito dire che Conte ha camminato sulle acque del lago

L’agiografia contiana non ha più limiti. Il presidente è un cucciolone mansueto, abbiamo già vinto lo scudetto e il tecnico trasforma il vino in acqua (non il contrario!)

Ho sentito dire che Conte ha camminato sulle acque del lago

Ho sentito qualcuno dire di aver visto Antonio Conte camminare, nottetempo, sulle acque di un lago alpino e dopo aver raggiunto il centro del lago è tornato indietro, sempre a piedi, fino a riva, per poi dirigersi verso l’albergo dove alloggia.

E io gli ho creduto.

Poi un altro, da testimone oculare, ha riferito che ieri, durante il pranzo dietetico che i “ragazzi” consumano ogni giorno tutti insieme, Starace, approfittando del fatto che Conte si era temporaneamente allontanato per un’intervista, è entrato nella sala mensa con due bottiglie di vino rosso e, mentre eseguiva i suoi tradizionali passi di danza, ha stappato il vino ed ha riempito i bicchieri dei calciatori.

Ma proprio nel momento in cui venivano alzati i calici per un brindisi, è rientrato Conte il quale, alla vista di quella scena, senza scomporsi e levando verso l’alto il braccio destro, con un solo movimento circolare della mano ha trasformato il vino in acqua (esercizio, a detta di molti taumaturghi, molto più complesso che quello di trasformare l’acqua in vino).

Nel mentre, con la mano sinistra, Conte aveva incenerito Starace riducendolo in un mucchietto di cenere dal quale emanava un forte e gradevole odore di caffè.

Anche in questo, caso come potevo non credere alle parole di un testimone oculare?

E gli ho creduto.

Nell’agiografia contiana si sono inseriti, a pieno diritto, anche episodi che coinvolgono il presidente della SSC Calcio Napoli.

Conte, De Laurentiis e il curling

Ed è veramente miracolosa la disponibilità mostrata da don Aurelio nell’assecondare, anche nei minimi particolari, le indicazioni comportamentali impartitegli dal suo allenatore (sì, perché Conte non si limita soltanto ad allenare la squadra, ma si è assunto l’onere aggiuntivo di allenare, anche se in maniera diversa dagli allenamenti che dirige sul campo, tutti i componenti della Società a partire dal presidente).

Come quando lo stesso Conte ha regalato al presidente due biglietti per un’importante partita del campionato di curling che si svolgeva, in una cittadina a circa quaranta chilometri da Dimaro, in contemporanea con Napoli-Anaune e il presidente ci è andato.

O come quando, in contemporanea con Napoli-Mantova, lo ha fatto invitare dal sindaco di Vipiteno (suo amico dai tempi dell’Inter) ad assistere a una “classica” del campionato altoatesino di hockey su ghiaccio Vipiteno-San Candido e don Aurelio non ha potuto rifiutare.

Ma la più toccante dimostrazione di questo rapporto, mi è stato riferito, si è vista quando, sere fa, in una pizzeria dove il presidente aveva invitato nove suoi amici, al momento di dover ordinare quattro pizze, tre calzoni e tre fritture, al cameriere che gli chiedeva quante pizze, quanti calzoni e quante fritture, don Aurelio si è rifiutato di dirgli quattro, tre, tre.

Sono, queste, circostanze, e indizi, che non possono lasciarci indifferenti.

Queste sono le ragioni per cui mi trovo d’accordo con la stragrande maggioranza dei tifosi – ma anche di non pochi opinionisti televisivi che io seguo costantemente in questo torrido luglio – per i quali, ormai, la conquista del quarto scudetto è diventata una pura formalità da espletare, in tutta tranquillità, nel prossimo campionato.

Abbiamo vinto lo scudetto a luglio

Sì, lo scudetto l’abbiamo già vinto

Ho buttato via tutti i miei freni razionalizzanti e mi sono lasciato trascinare dalla rinfrescante passione che offre ristoro – perché questo caldo è proprio opprimente – e permette di volare liberamente con la fantasia.

Ribadisco che lo scudetto è già nostro.

Ho buttato via il “Candide” e “L’encyclopédie” ho ripudiato ‘les philosophes de Lumieres” che pure avevano avuto gran ruolo nella mia formazione – ma sentite anche voi l’insostenibilità di questo caldo? – e ho deciso che lo scudetto non è più un sogno ma una realtà

Certo, il caldo è proprio tanto e non da tregua.

Ma lo scudetto quando si vince? A settembre o a dicembre?

Qualcuno, per favore, telefoni al mio psicanalista e gli dica di correre immediatamente da me!

Io non ho il coraggio di farlo.

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