È l’eterna riedizione di “No grazie, il caffè mi rende nervoso”. Napoli è da sempre ostaggio dei tanti Funiculì Funiculà, stavolta l’aria sembra cambiata
Con lo juventino Conte e l’interista Oriali il Napoli ha spazzato via decenni di narrazione stereotipata
No grazie, il caffè ci rende nervosi. Chissà perché dobbiamo ostinarci a pretendere di cambiare la narrazione di Napoli che poi è la narrazione del Napoli. Eppure ci proviamo, stoici. Anche Conte ce la sta facendo ad organizzare un Nuovo Festival. Funiculì Funiculà permettendo, sta scalando la montagna dei bollatori di mestiere. Sguazzare nel racconto tossico da queste parti è un’impresa da idealisti convinti o da amanti del capa e muro, eppure questa volta sembra davvero che sia cambiata la musica. “Napule nun adda’ cagnà”: era lo slogan nel film di Troisi ma Napoli è già cambiata.
Qualche giorno fa, una dichiarazione di Dino Zoff a una radio locale ha smentito categoricamente una falsa notizia. «Non sono andato via perché non stavo bene a Napoli come ha detto Ferlaino, anzi Boniperti mi accolse dicendo a me e a mia moglie che aveva un barattolo con l’aria di Napoli, per non farci soffrire di nostalgia». La stampa accomodò il presidente di allora e fu servito alla società un alibi di ferro considerando anche che, dalla loro, avevano il racconto stereotipato della città malfamata.
In fondo tutti vanno via da Napoli se c’è la Juventus. Non può mai avvenire il contrario, sarebbe illogico, inenarrabile, incoerente con l’immagine di una squadra che deve vincere una volta ogni trent’anni. Invece, l’aria sta cambiando, se c’è un vento fresco che è giunto da Dimaro a rifocillarci dall’arsura metropolitana, è proprio quello del nuovo modo di comunicare della società. Poche parole, acquisti, sorrisi contati e sudore, indifferenti al loop sensazionalistico che accompagna, amplificando, ogni vicenda attorno alla squadra.
Conte Oriali e Osimhen che va via
Victor Osimhen sta andando via nell’indifferenza totale: il bomber del terzo scudetto, il trascinatore del sogno, l’idolo di una folla impazzita, solo due anni fa, sta partendo in sordina con una benedetta pacca sulla spalla. Lui che è stato l’immagine della ribellione alla narrazione tossica partenopea. Bollato come grezzo, scarso tecnicamente dagli stessi a cui dall’Europeo, coppa in mano, Fabian Ruiz ha mandato una pec di pernacchie.
Conte, consapevole o meno, sembra aver dato già il via a quel Nuovo Festival di Napoli ingaggiato dal presidente muto che guarda da vicino restando lontano la sua prima, vera, autentica rivoluzione. Con buona pace degli ortodossi della tradizione, dei girasoli dell’informazione, a Napoli ora si può fare anche a meno della solita velina confezionata, Conte ha già anestetizzato il gruppo; il presidente, portando un simbolo juventino e uno interista, ha creato un bug in un sistema che sperava in un eterno Funiculì Funiculà e no grazie, il caffè ci rende nervosi.