Il torneo parte due giorni prima della cerimonia ufficiale, ci sono pochissimi nomi e interesse al minimo sindacale. L’Italia non si qualifica dal 2008
Il calcio olimpico è uno sport a sé, almeno quello maschile. Uno scarto, come le briciole del pane appena tagliato a fette. Non se lo fila praticamente nessuno. Il torneo comincia oggi, due giorni prima della cerimonia d’apertura dei Giochi. Quello femminile domani. Con il rugby sono gli unici sport-aperitivo, quelli che anticipano le “vere” Olimpiadi.
Il calcio ai Giochi è una creatura un po’ deforme, per tradizione. Nato così per concessione tribolata della Fifa, che non ha mai digerito un’eventuale concorrenza con i Mondiali. Fino al 1984 non potevano giocare i professionisti, poi fu negata la partecipazione ai calciatori che non avevano mai giocato ai Mondiali. Alla fine, dal 1992, il Cio ha allargato (si fa per dire) la platea agli under 23, e poi dal 1996 ai tre fuori quota.
Ed è così che il “grande” calcio apre i Giochi di Parigi, in questa sua versione mignon che muove pochissimo interesse. Messo così rappresenta il capofila di quegli sport per cui le Olimpiadi sono un di più, come il tennis per esempio. Solo che i grandi tennisti ci sono praticamente tutti. Tra i calciatori i “nomi” sono davvero risicati. Il ct della Francia olimpica Thierry Henry ha detto che “l’ultima volta che ho ricevuto così tanti rifiuti è stata all’università”. Perché le Olimpiadi non sono un appuntamento della Fifa e quindi i club possono rifiutare ai propri stipendiati il permesso di rischiare un infortunio per la gloria e poco altro.
I “nomi”, dunque. Ci sono Alexandre Lacazette, Michael Olise, Julián Álvarez, Nicolás Otamendi. O i freschi vincitori dell’Europeo con la Spagna Alex Baena e Fermín López, ma anche Achraf Hakimi.
E l’Italia? L’Italia proprio non c’è. L’ultima volta s’è qualificata nel 2008, e la sua ultima medaglia è un bronzo nel 2004.