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Chiesa sarebbe perfetto per il Napoli di Conte

È l’ideale per il Napoli fondato sul pressing, sulla riconquista del pallone in zona avanzata, sulla verticalizzazione immediata

Chiesa sarebbe perfetto per il Napoli di Conte
Db Leverkusen (Germania) 20/11/2023 - qualificazione Euro 2024 / Ucraina-Italia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Federico Chiesa-Juchym Konoplja

Il calciomercato reale (e quello di Football Manager)

Il calciomercato reale, quello dei club e dei soldi veri, è diverso da quello che si fa su Football Manager: se nel videogioco di simulazione più amato al mondo, di solito, gli allenatori virtuali partono con degli obiettivi ben chiari – per esempio comprare un laterale difensivo, un’ala e un centravanti e vendere un portiere e un difensore – e li raggiungono in proporzione ai loro budget, nella vita vera si determinano delle occasioni inattese. Si tratta di incastri tra club e giocatori e procuratori, di esigenze che in qualche modo tendono a coincidere. E che portano alla nascita di idee e suggestioni nuove, a cui magari nessuno aveva pensato in partenza.

Ecco, nel caso del Napoli (e della Juve) 2024/25 c’è una occasione-suggestione che da tempo viene sussurrata (cioè scritta) in modo insistente: quella di un possibile arrivo di Federico Chiesa. Secondo alcuni giornali, la trattativa tra azzurri e bianconeri verte su alcuni punti convergenti. Il primo è la condizione contrattuale e tecnica di Chiesa, in scadenza nel giugno 2025 e non proprio apprezzato – per usare un eufemismo – da Thiago Motta, nuovo allenatore bianconero. Punto numero due: il Napoli ha una certa sovrabbondanza di giocatori offensivi, e uno tra tutti sembrerebbe interessare a Thiago Motta e quindi alla Juve, ovvero Giacomo Raspadori. Punto numero tre: secondo alcuni giornali, più o meno gli stessi che preannunciano una possibile trattativa, Antonio Conte sarebbe felicissimo di allenare Chiesa. Lo avrebbe voluto anche all’Inter, nella sua ultima esperienza italiana prima di arrivare a Napoli.

A questo punto, come anticipato sopra: anche se nessuno ci aveva pensato a inizio mercato, si è determinata un’occasione inattesa. Quella per cui uno scambio alla pari, o con conguagli minimi, farebbe felice tutti. Raspadori e Chiesa, il Napoli e la Juventus – come società e nella persona dei due allenatori. Ma questo puzzle, dal punto di vista tattico, sarebbe funzionale per il Napoli di Conte?

Il 3-4-3 di Conte e lo slot perfetto per Chiesa

Rispondiamo subito a quest’ultima domanda: sì, l’operazione-Chiesa sarebbe molto funzionale guardandola dalla prospettiva del Napoli. A maggior ragione dopo i primi segnali emersi dalle amichevoli giocate a Dimaro e a Castel di Sangro. A questo punto è doveroso fare un piccolo recap tattico: come ampiamente prevedibile, vista la storica predilezione di Conte per un certo tipo di calcio, il nuovo Napoli andrà in campo con un sistema difensivo a tre/cinque. Inoltre, la presenza di Kvaratskhelia impone l’utilizzo di un tridente offensivo puro. Di conseguenza, si può parlare tranquillamente di 3-4-2-1, oppure – molto più semplicemente – di 3-4-3, con due trequartisti/esterni offensivi ai lati/alle spalle dell’unica punta.

Partendo da questi numeretti, è facilissimo capire quale potrebbe essere lo slot giusto per Chiesa: quello di laterale nel tridente offensivo, dal lato opposto rispetto a Kvaratskhelia. A destra, quindi. Dove Chiesa si è sempre espresso al meglio del suo potenziale. Dove, se guardiamo all’organico che ha a disposizione in questo momento, Conte potrebbe schierare Matteo Politano e Cyril Ngonge. Oltre, naturalmente, a Giacomo Raspadori. Che però, lo abbiamo visto spesso negli ultimi due anni, non si esprime al meglio come esterno d’attacco: è più giusto considerarlo un trequartista, un sottopunta. Qualche anno fa, l’ex del Sassuolo sarebbe stato definito come seconda punta, come complemento di un centravanti old style. Oggi quel ruolo ha un’altra essenza, altre nomenclature.

Inutile aggiungere che anche Politano e Ngonge, per quanto amino giocare esattamente nella posizione di esterni alti a destra, siano dei giocatori dal valore assoluto diverso, più basso, rispetto a Federico Chiesa. È una questione di qualità pura, di velocità. Di appeal calcistico. Di impatto potenziale, ma anche verificato, sulle partite. A dirlo è la storia dell’attaccante della Juve: quando è in forma, ed è messo nelle condizioni di fare bene, Chiesa è in grado di essere decisivo in qualsiasi contesto. Anche nelle gare più importanti a livello internazionale. Insomma, per dirla brutalmente: nel 3-4-3 in fase di allestimento, Chiesa sarebbe davvero perfetto. Darebbe ulteriore forza e ulteriore imprevedibilità al gioco del Napoli. Lo renderebbe più forte, anche perché si tratterebbe di un innesto del tutto coerente con i principi di gioco su cui sta lavorando Conte.

Oltre il modulo

Ecco, appunto. Andiamo ancora più in profondità. Oltre a quello relativo al modulo, come al solito, bisogna fare un discorso sui principi di gioco su cui Conte sta edificando il suo Napoli. In tutte le amichevoli giocate finora, la squadra azzurra ha praticato un calcio intenso, dinamico, fondato sul pressing, sulla riconquista del pallone in zona avanzata, sulla verticalizzazione immediata alla ricerca degli attaccanti in spazi ampi. Per capire cosa intendiamo, basta rivedere il gol (pregevolissimo) realizzato da Kvaratskhelia contro l’Egnatia. Lo vedete sotto: il bell’assist scucchiaiato da Lobotka arriva dopo un’interdizione molto aggressiva nella trequarti avversaria.

Quando il difensore dell’Egnatia sbaglia l’appoggio che dà il via all’azione, ci sono ben sei giocatori del Napoli nella metà campo avversaria

In fase di costruzione, quando invece deve risalire il campo a partire dal giropalla dei difensori, il Napoli ha già mostrato di avere idee piuttosto chiare: lo storico rombo di Conte – quello composto dai tre difensori e dal centromediano – ha già cambiato fisionomia, visto che adesso anche il secondo centrale di centrocampo, Anguissa, si abbassa verso l’area di rigore di Meret. È una strategia atta ad aumentare le linee di passaggio, a invitare gli avversari al pressing avanzato, a creare ulteriori spazi dietro le linee avversarie. Tra difesa e centrocampo e tra portiere e difesa – laddove Osimhen e Lukaku diventerebbero letali.

Infine, ma non in ordine di importanza, parliamo delle manovre di attacco posizionale, ovvero di quei momenti di gioco in cui il Napoli deve/dovrà muovere il pallone nella trequarti avversaria, contro una difesa schierata: la presenza di Spinazzola, di Kvaratskhelia e anche di Natan – almeno il Natan propositivo visto contro l’Egnatia – sovraccarica inevitabilmente il lato sinistro del campo, nel senso che la squadra di Conte imposterà spesso il gioco in quella porzione di campo. Di conseguenza, il cosiddetto lato debole – ovvero la fascia in cui si concentrano meno avversari, in cui gli spazi sono più ampi – si determina e si determinerà a destra. È inevitabile.

Non solo lo slot: è anche il contesto perfetto per Chiesa

Ecco, tutte queste dinamiche che abbiamo descritto sono ideali per il gioco di Federico Chiesa. Che, vale sempre la pena ricordarlo, è un calciatore potenzialmente devastante quando ha tanto campo da prendersi e pochi avversari davanti a sé. Quando può puntare il fondo, oppure l’area di rigore, con progressioni palla al piede e con un solo difensore sulla sua strada. Quando la sua squadra attacca in un campo grande, che sia attraverso gli spazi aperti con il possesso palla o attraverso veloci verticalizzazioni.

Insomma, l’idea di prendere Chiesa avrebbe un senso non solo dal punto di vista dell’immagine, ma anche essenzialmente tattico. Il suo arrivo garantirebbe un sostanzioso upgrade in uno slot in cui il Napoli, come detto, è già coperto, ma è migliorabile. Anche perché, a pensarci bene, Chiesa permetterebbe a Conte anche di avere nuove soluzioni per il cosiddetto turn over orizzontale: con Chiesa in organico al posto di Raspadori, il tecnico salentino avrebbe quattro esterni d’attacco puri – Chiesa, Kvara, Politano e Ngonge – ma anche un potenziale sostituto di Kvaratskhelia. Anche se non ama particolarmente quel ruolo, infatti, l’attaccante della Juve può giocare – e sa farlo benissimo – anche a sinistra. A piede invertito.

Lo swap con Raspadori

A questo punto, è evidente, ci siamo espressi. Abbiamo assunto una posizione netta e chiara. Quella per cui, dati ed evidenze tattiche alla mano, lo scambio Raspadori-Chiesa è una ipotesi potenzialmente win-win per tutti i soggetti in campo. Lo stesso Raspadori, stretto nella morsa di un tridente classico e della concorrenza con un centravanti vero e ingombrante, non importa che sia Osimhen o Lukaku, si ritroverebbe a vivere un altro anno da comprimario. O comunque da attore non protagonista.

Eppure, proprio contro l’Egnatia, l’ex attaccante del Sassuolo ha mostrato un paio di buone soluzioni tattiche. Basta riguardare la sintesi che trovate sopra: il lancio da cui scaturisce il gol di Ngonge è una sua invenzione, nasce da una perfetta ricezione tra le linee e viene eseguito con precisione millimetrica.

Partendo da qui, è inevitabile che sorga un dubbio: ora che in panchina c’è un allenatore evidentemente in grado di far rendere bene i suoi calciatori, di studiare e attuare delle soluzioni tattiche in grado di valorizzare le loro caratteristiche, non sarebbe un peccato rinunciare a un talento ancora da scoprire come Raspadori? La risposta a questa domanda è sì, naturalmente. Ma a questo punto bisogna tornare al concetto iniziale. Al concetto di occasione di mercato. Bisogna ragionare sull’ipotesi per cui Raspadori possa essere un asset sacrificabile per arrivare a Chiesa. Ed è un processo mentale che naturalmente deve tener conto di tante variabili, per esempio l’età e il valore assoluto e la situazione contrattuale dei due calciatori, ma che dal punto di vista tattico è tutto a vantaggio del Napoli. Del Napoli che sta nascendo. Del Napoli di Conte.

Conclusioni

Ecco, questo deve il punto di partenza per ogni analisi, per ogni valutazione. Proprio perché il progetto del Napoli e di Conte è partito nel modo giusto, facendo i passi e scegliendo gli uomini giusti, è bene insistere. È bene fare delle scelte, anche se potenzialmente dolorose, pur di avvicinare la squadra al suo nuovo allenatore. In fondo affidarsi a Conte è stata una decisione inevitabile ma anche radicale, d’impatto. E allora sarebbe davvero poco intelligente non provare ad assecondare le sue idee, la rivoluzione che sta portando avanti. A maggior ragione quando l’occasione, tornando sempre al concetto iniziale, si presenta così ghiotta.

Poi è chiaro, le operazioni di calciomercato si fanno in tre – anzi, in questo caso i soggetti coinvolti diventano quattro. E in fondo siamo ancora al tempo delle voci, delle indiscrezioni sussurrate e quindi non verificate. Ma questa fase istruttoria è anche il momento migliore per iniziare a pesare i pro e i contro, per capire quelli che sono i margini tra la suggestione e la volontà effettiva di chiudere l’affare, o quantomeno di sedersi e iniziare a trattare. Da questo punto di vista, secondo chi scrive, non ci sono molti dubbi: con Chiesa, prendendo Chiesa, il Napoli ha solo da guadagnarci. Anche cedendo Raspadori. Il resto è pura fantasia da Football Manager.

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