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Olimpiadi, Abodi sull’incontro di boxe tra Carini e la transgender Khelif: «Non sarà ad armi pari»

Domani l’incontro di pugilato: «Tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender». Insorgono le attiviste femministe

Olimpiadi, Abodi sull’incontro di boxe tra Carini e la transgender Khelif: «Non sarà ad armi pari»
Roma 16/12/2023 - Atreju: Festa Fratelli d’Italia / foto Image nella foto: Andrea Abodi

Il ministro dello sport, Andrea Abodi, interviene sul tema degli atleti transgender. Lo fa alla vigilia dell’incontro di pugilato a Parigi tra l’italiana Angela Carini e l’algerina Imane Khelif. .

Abodi: «Tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender»

«Trovo poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi europei, mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico. Domani, per Angela Carini non sarà così. Quello delle atlete e degli atleti transgender è un tema che va ricondotto alla categoria del rispetto in tutte le sue forme, ma dobbiamo distinguere la pratica sportiva dall’agonismo che deve poter consentire di competere ad armi pari, in piena sicurezza. È del tutto evidente che la dimensione dell’identità di genere in ambito agonistico pone il problema delle pari opportunità o delle stesse opportunità; non a caso, tante discipline sportive hanno posto dei vincoli per le atlete e atleti transgender necessari per poter permettere di gareggiare alle stesse condizioni. In questo caso assistiamo a un’interpretazione del concetto di inclusività che non tiene conto di fattori primari e irrinunciabili».

Oltre ad Abodi, anche il Comitato olimpico italiano è intervenuto. “Il Coni si è attivato con il Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari” ha scritto il comitato olimpico italiano in una nota, senza alcun riferimento esplicito alla Khelif.

«Grazie a Dio ne sono uscita viva», le parole di chi ha combattuto contro Khelif

Imane Khelif, è una pugile algerina autorizzata a combattere contro le donne alle Olimpiadi di Parigi. Tuttavia Khelif, come segnala il Telegraph non ha superato “il test sul sesso”. Su Twitter (X) girano i colpi che l’algerina ha tirato in un contro nel 2022 contro la messicana Brianda Tamara. La stessa alla fine del match ha dichiarato:

«Non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni da pugile, né nei miei allenamenti con gli uomini. Come si vede nel video, Brianda Tamara ha subito feroci colpi alla testa durante l’incontro con Khelif. «Quando ho combattuto contro di lei mi sembrava molto fuori dalla mia portata», ha riflettuto. «I suoi colpi mi hanno fatto molto male. Grazie a Dio quel giorno sono uscita dal ring sana e salva, ed è bello che finalmente se ne siano accorti».

Monta la polemica. Diverse associazione contro il Cio e il Coni

Un appello al Coni sul caso Carini lanciato su Facebook.

Giovedì un’atleta italiana di boxe femminile, Angela Carini, sarà costretta a prendere i pugni da un atleta di sesso maschile, un atleta i cui pugni fanno più male, come dichiarato dall’atleta messicana che ha già combattuto contro di lui e che ringrazia Dio di essere uscita salva. Coni cosa ha da dire? Come potete accettare una tale mancanza di fair play in silenzio? Avete paura anche voi che certe lobby rumorose vi facciano la shitstorm? Beh credo che comunque ne valga la pena se serve a ristabilire il principio della giustizia sportiva. I diritti delle donne non sono barattabili. Abbiate il coraggio di prendere una posizione davanti a questa forma di misoginia. Noi siamo con tutte quelle sportive che hanno già preso posizione in materia. E riteniamo responsabile l’attuale presidente del comitato olimpico responsabile dei danni causati alle atlete“.

Inizia così l’appello al Coni di tante attiviste femministe che poi continua:

Immaginate voi di combattere sapendo che davanti avete un maschio biologicamente più forte e quanto questo sia psicologicamente avvilente e intimidatorio. Se volevate un esempio degli standard irrealistici imposti alle donne questa ne è la prova più palese. Volete vincere la medaglia femminile? Dovete combattere contro un uomo. Questa non è boxe, questo non è sport, vedere un maschio che sferra pugni in faccia a una donna è violenza sulle donne“.

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