Dopo il bronzo a squadre nella ritmica ha parlato la direttrice artistica che era stata accusata di vessazioni e maltrattamenti nel 2022
Il bronzo delle azzurre della ritmica è anche la quarta medaglia per Emanuela Maccarani, la direttrice tecnica e allenatrice che è finita nella bufera a fine 2022 per le denunce per maltrattamenti e vessazioni psicologiche delle sue ex allieve Nina Corradini e Anna Basta. Il processo sportivo si è concluso con un’ammonizione, mentre è ancora aperta un’indagine della Procura di Monza. A dicembre intanto la Maccarani è tornata direttrice tecnica della ginnastica ritmica.
Oggi dopo il bronzo a squadre ha rilasciato alcune dichiarazioni: «La medaglia non era assolutamente scontata. Sono molto orgogliosa di aver portato un altro successo al nostro team e alla nostra federazione, così come a queste ragazze che l’hanno fortemente voluto e sognato. Nella gara ci sono stati degli errori. Il dispiacere è quello della perdita d’attrezzo della capitana nel primo esercizio, che ci è costato due punti. Sono cose che non dovrebbero succedere a questi livelli ma sono capitate. Io speravo nell’argento, ma gli errori ci sono stati fatali»
Maccarani: “Ultimi due anni complicati”
«Sono alla mia settima Olimpiade, le mie composizioni hanno fatto scuola nel mondo. È il momento in cui posso esprimere la mia creatività. Non tutte le allenatrici riescono a inventare gli esercizi e allenare le ginnaste contemporaneamente, e questo mi gratifica e mi dà tantissimo. È questa consapevolezza che mi ha fatto pensare meno ad altre situazioni avvenute negli ultimi due anni»
Nessuna verità nelle accuse
«Bisogna avere un grande equilibrio, oltre al fatto di essere consce di quello che è stato il proprio operato. Mai e poi mai avrei potuto accompagnare in pedana una squadra olimpica se ci fosse stato anche un po’ di verità in tutto quello di cui sono stata accusata. Sono una professionista, una persona di sport, non avrei mai potuto accompagnare queste ginnaste. Io trasmetto messaggi, emozioni: come mi vesto, come parlo, come mi pongo. Le ragazze lo sentono e in base a quello devono trasferirlo nel lavoro. La bellezza, l’armonia, una dose di coraggio e combattività che queste ragazze esprimono lo immagazzinano dal nostro modo di fare. Ma non è una rivincita per me: dovevo solo portare questa squadra in pedana il più serena possibile. Questi esercizi sono difficilissimi. Ci vuole una preparazione fisica e mentale, si dà col lavoro, con la concentrazione che si acquisisce in palestra. Quello che mi fa sorridere è che queste ragazze sono le colleghe e compagne delle presunte maltrattate. Io non riesco a capire questo: com’è possibile poter pensare di lasciarmi ad allenare queste ragazze e portarle alle Olimpiadi?».
Il futuro di Maccarani
«Al futuro non ho ancora pensato. Ho sempre avuto bellissimi contratti annuali. Questo scade il 31 dicembre. Sarà la Federazione a doverlo rinnovare. Ho già preparato il nuovo team per settembre. Dietro queste ginnaste c’è un movimento incredibile, ci sono giovani ginnaste preparate. Questa è la nazionale. Il movimento è enorme»