Il suo ritratto sul Corsera: «C’è un errore che la sinistra non dovrebbe commettere: rinunciare al merito, e anche all’autorità»
Velasco: «In Italia se un maestro sequestra il telefonino all’allievo gli danno del fascista. Non è così». Un suo ritratto sul Corrieree della Sera a firma Aldo Cazzullo.
Che scrive:
E tutte abbracciano Julio Velasco: padre peruviano morto di pancreatite quando aveva sei anni, madre argentina, un fratello desaparecido
E ancora:
Anche Velasco oggi evita la politica. Un giornalista che lo conosce bene, Flavio Vanetti del Corriere, racconta che una volta a tavola cominciarono a fargli domande su Che Guevara; finì alle tre del mattino. A chi scrive accadde di trovarselo seduto accanto ai Giochi di Pechino 2008, all’indomani della cerimonia inaugurale, che Velasco era stato tra i pochissimi a criticare: «Una cerimonia di regime. E il peggior regime è il regime che funziona». Lui ha conosciuto una dittatura inefficiente sul piano militare ed economico, ma efficientissima nella repressione.
Velasco in Argentina era tra i repressi, un fratello desaparecido
Velasco era tra i repressi. «Sono ancora un uomo di sinistra, ma non ideologico; forse perché lo sono stato troppo in gioventù. Non voglio stare tra le veline intellettuali: per questo in Italia non ho mai fatto politica, tranne quando ho dato una mano a Veltroni candidato premier, perché sapevo che avrebbe perso. C’è un errore che la sinistra non dovrebbe commettere: rinunciare al merito, e anche all’autorità. In Italia se un maestro sequestra il telefonino all’allievo gli danno del fascista. Ci si atteggia ad anarchici, per poi rifugiarsi nell’autocrazia: vent’anni di Duce, vent’anni di Togliatti, vent’anni di Berlusconi…».
Velasco: «Mi manca la medaglia, non so perché ma all’allenatore non la danno»