Anche i fratelli Pirelli nell’atto di nascita del Milan voluto nel 1899 da Herbert Kilpin cofondatore e primo allenatore. L’omaggio al rosso del Nottingham Forest.
«Saremo una squadra di diavoli»
«Per due anni avevo tentato invano di costituire un club a Milano. Ma nel 1899, in una sala dell’Hotel du Nord, riuscii a convincere alcuni amici a fondare il Milan Club. Eleggemmo presidente Edwards, viceconsole di Sua Maestà Britannica a Milano, e capitano della squadra Allison. Tra i fondatori ricordo Neville, Valerio, i fratelli Pirelli e Angeloni, Davis, Kurt Lies, Heyes. E così, al Trotter di piazza Doria, debuttò il “Milan Football and Cricket Club”. Nei primi anni praticammo anche il cricket, che però non attecchì. Il football invece sollevò entusiasmo. Vi parrà strano sapere che nel primo match al Trotter, nel 1900, fra Milan e Genoa, sotto una pioggia torrenziale, assistevano già 500 appassionati».
Herbert Kilpin cofondatore e primo allenatore, racconta così a “Lo sport illustrato” del 28 febbraio 1915 la fondazione di uno dei più prestigiosi club italiani. Fu egli stesso a proporre i colori sociali: «Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!». Dunque la scelta fu intenzionale: il rosso era anche inteso come il colore ideale della sfida ai pregiudizi e alludeva alle fiamme inesauribili dell’inferno, mentre il nero rievocava la figura del demonio, il quale fornì subito ai neo rossoneri il nome di “diavoli”.
L’omaggio al Nottingham Forest
C’è chi però attribuisce la scelta del rosso, colore di base delle casacche milaniste, alle maglie del Nottingham Forest, squadra della città natale di Kilpin, dove aveva cominciato a giocare dall’età di tredici anni. Al contrario di Genoa e Juventus, il Milan non ha mai mutato i colori con i quali ha esordito nel mondo del calcio.
Milan è Milano in inglese
Milan è la traduzione in inglese di Milano e fu proposta da Alfred Edward che volle così marcare l’impronta britannica, ribadita dalla composizione del primo consiglio direttivo: presidente, vicepresidente e segretario, Edward, Nathan e Barnett, erano sudditi di Sua Maestà. «I sottoscrittori soci, che appongono la firma per l’impegno che si assumono – è scritto nel primo statuto – dichiarano di fondare una società sportiva che prende il nome di Milan Cricket and Football club, con lo scopo di diffondere il gioco del football e di praticare il cricket nella misura più ampia possibile”. Il 14 dicembre scorso, il prezioso documento è stato acquistato da Giuseppe La Scala, avvocato e piccolo azionista del Milan, per una cifra di circa 94mila euro.
Quanto al simbolo, fu il Guerin Sportivo negli anni ’20 a disegnare il primo stemma del Milan contenente il diavolo. Nel 1979, in occasione della conquista del decimo scudetto e quindi della stella, il Milan adottò una sofisticata immagine del diavolo che sortiva da una fiamma. Dal 1986 la squadra appose sulle maglie l’attuale stemma ovato in cui di evincono i colori sociali e la croce della bandiera del Ducato di Milano.
Il Milan contende all’Inter il titolo di squadra più titolata d’Italia dopo la Juventus, mentre a livello mondiale è il club italiano con più trofei, terzo a livello globale dopo Real Madrid ed Al-Ahli.
I primati del Milan
Il Milan detiene ancora numerosi primati: la più lunga serie di gare senza sconfitte nel campionato di Serie A (58 partite), la più lunga serie di gare esterne senza sconfitte in Serie A (38 partite). Poi è l’unica squadra ad aver piazzato per due volte tre suoi giocatori ai primi tre posti nella classifica del Pallone d’oro: nel 1988 e nel 1989. Un recente sondaggio ha collocato il Milan allenato da Arrigo Sacchi tra le squadre più forti di sempre dopo il Brasile del 1970 e l’Ajax di Michels e Crujff.
Infine una simpatica notazione storica. Il Milan fu la prima squadra italiana ad adottare le porte con le reti per trattenere il pallone ed evitare le contestazioni dopo i gol. I rossoneri le utilizzarono per la rima volta il 7 gennaio 1906 suscitando sorpresa e ammirazione tra gli spettatori. Fu il presidente Edward a “importare” l’idea già in voga in Inghilterra.