Un pugno in faccia a De Laurentiis e a ogni minima ambizione. Ha detto che si aspettava una situazione migliore. Ha tracciato il quadro di un club e di una squadra da ricostruire.
Conte, non è stata una conferenza. È stato un funerale
Quella di Conte non è stata una conferenza, è stato un funerale. L’allenatore del Napoli ha polverizzato col napalm qualsiasi ombra di ottimismo. Ha tracciato un quadro tanto fosco quanto realistico. Ha voluto parlare chiaro. Ai giornalisti. Ai tifosi. E ovviamente al club. Dietro l’apparente cordialità e comunanza di interessi, Conte ha rifilato bordate al Calcio Napoli, alla società di De Laurentiis.
Ha detto, nell’ordine.
Mi aspettavo una situazione migliore di quella che ho trovato.
Il decimo posto non è stato affatto un caso né questione di sfortuna, ve lo posso assicurare.
Siamo quasi all’anno zero, stiamo lavorando a una ricostruzione quasi totale.
Lo scudetto è un grosso tranello che getta fumo negli occhi a tutti quanti.
Conte ha tracciato il quadro di una squadra e di un club in alto mare. Alla deriva. Lontanissimi da una minima comfort zone.
Quel che ha detto del mercato è il minimo. Ha detto “mi dispiace, e’ una situazione complicata, bloccata, non posso dire di più”.
Quando gli hanno riportato la previsione di Opta col Napoli all’ottavo posto, non ha fatto un plissé. Ha risposto ricordando che queste statistiche vengono elaborate in base ai parametri.
Sarà un duro lavoro per i tantissimi aedi di De Laurentiis che negli ultimi tempi sono spuntati come funghi. Conte più chiaro di così non poteva essere. Ha chiesto unità. Lo ha chiesto ai tifosi e ai giornalisti. Ha detto che parlare ora di tattica vuol dire non aver compreso la gravità della situazione.
Chi non vuole capire, è libero di farlo. Ma saremmo nei dintorni dell’incapacità di intendere e di volere.