A Repubblica dopo il quarto posto: «Prendo una pausa, mi sono spenta a livello neuromuscolare. Assurdo attaccare Benedetta Pilato»
Larissa Iapichino quarta alle Olimpiadi nel salto in lungo, così come Benedetta Pilato nei 100 rana. È stata intervista da Repubblica:
Larissa, perché si ferma proprio adesso, nel cuore della stagione?
«Devo prendermi una pausa, le Olimpiadi mi hanno drenata. Non solo nelle energie fisiche e mentali, ma anche dal punto di vista personale. Sto attraversando un momento di down, di solito non mi fermo mai ma questa volta ho la necessità di farlo: mi spiace saltare il Golden Gala del 30 agosto a Roma, la mia gara preferita, che ha un posto speciale nel mio cuore. Vorrei tornare nelle finali di Diamond League a Bruxelles, il 13 e 14 settembre. Lo faccio per me, per risollevarmi: corpo e testa hanno bisogno di uno stop».
Lei è arrivata alle Olimpiadi dopo un argento pieno di grinta agli Europei di Roma: cosa è successo?
Larissa Iapichino: «A Parigi ero spenta. Non è colpa della tensione, non cerco alibi: non sono entrata in gara come so fare, perché in finale la testa non ha risposto. Al contrario delle qualificazioni, dove non sono mai andata così bene in carriera».
Cosa si prova?
«A livello neuromuscolare ti senti spenta, cerchi di riaccenderti in tutti i modi ma la miccia resta bagnata. E pensare che sono una che gareggia sulla rabbia agonistica, avrei preferito che succedesse in un’altra gara. È mancata la Larissa iena».
Ha solo ventidue anni, ma sembra che gareggi da una vita.
«A diciotto ho saltato 6,91, battendo il mondiale under 20 ed eguagliando il record italiano indoor di mia madre: ma a quell’età salti solo col talento, non mi sono ripetuta, sono scesa a 6,50di media e ho perso i Giochi di Tokyo per infortunio. Dal 2022 ho trovato la costanza, prima su una base di 6,60, poi l’anno dopo di 6,75. Quest’anno sono cresciuta ancora, attorno a 6,85 di media, e a Parigi non ho saltato meno di 6,78. È chiaro che il mondo si aspetta sempre che faccia il salto perfetto, che allinea mente, corpo, rincorsa, momento storico, quel che alcuni campioni cercano invano per un’intera vita. Ma io mi sento cresciuta, e se mi guardo indietro vedo che la mia carriera non è molto lunga: ho cominciato a saltare in lungo a 17 anni».
Lei e Benedetta Pilato avete interpretato il quarto posto in maniera opposta, il pianto di gioia della nuotatrice è stato anche criticato.
«L’Olimpiade è l’élite dell’élite dell’élite, chi va in finale fa una cosa pazzesca, figuriamoci chi sfiora il podio. Certo la medaglia piace a tutti. C’è una componente soggettiva nel valutare un quarto posto: ho capito subito il senso del messaggio di Benedetta, lei era contenta venendo da una certa situazione, dopo aver nuotato il secondo tempo in carriera, ed è giusto che se lo goda. Io ero più delusa perché venivo da un’annata diversa. Non c’è giusto o sbagliato in due reazioni in antitesi, e nessuno si deve permettere di giudicare quello che pensiamo, perché siamo noi ad andare tutti i giorni in piscina o al campo, noi conosciamo il nostro stato fisico e mentale. Non si può attaccare una persona perché la pensa diversamente, Benedetta non ha detto niente di male».