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El Dibu Martinez: «Mi sento incompreso. Non sono un esibizionista, voglio solo il meglio per il mio club e il mio paese»

Al Guardian esce il lato superstizioso dell’argentino: «Tengo con me due peluche dei miei figli insieme a una loro foto, prego prima delle partite»

El Dibu Martinez: «Mi sento incompreso. Non sono un esibizionista, voglio solo il meglio per il mio club e il mio paese»
Aston Villa's Argentinian goalkeeper #01 Emiliano Martinez gestures towards Lille's supporters after he saved a ball shot in the penalty shoot-out during the UEFA Europa Conference League quarter-final second leg football match between Lille and Aston Villa at Stade Pierre-Mauroy in Villeneuve-d'Ascq, northern France on April 18, 2024. Aston Villa won over Lille 4-3 after the penalty shoot-outs and Villa qualified for the semi-finals. (Photo by Sameer Al-DOUMY / AFP)

Il Guardian ha intervistato Emiliano el Dibu Martinez, il portiere dell’Aston Villa e dell’Argentina, campione del mondo e due volte vincitore della Copa America con la sua nazionale. Il Guardiano lo definisce un concentrato di superstizione, spavalderia e dolcezza.

Ha scambiato la sua maglia numero 1 con la numero 23, il giorno in cui è nato suo figlio di sei anni, Santi. «Si è rivelato un buon auspicio», dice Martínez dato che ha vinto quattro trofei con l’Argentina, tra cui una seconda Copa America quest’estate con quel numero“.

Martinez: «Superstizioni? Aaah, ne ho un sacco»

Un’altra superstizione? “Sua moglie gli ha regalato un paio di peluche prima del Mondiale; il pinguino di Santi e la giraffa della loro figlia di tre anni, Ava, da portare come mascotte nello spogliatoio, insieme a una foto dei suoi figli. «Li tengo con me ovunque vada», dice Martínez, i cui parastinchi sono coperti di immagini della sua famiglia e momenti della sua carriera. «Mi danno un po’ di motivazione prima di ogni partita. Lei mi ha detto: ‘Porterai a casa la coppa d’oro’. Ero lontano dalla famiglia per 40 giorni e ce l’ho fatta»“.

I peluche sono un po’ in contrasto con la sua personalità in campo. Spavaldo, esuberante, spesso provocatore.  È difficile pensare a lui con un paio di peluche in spogliatoio. “Spesso si rende il nemico pubblico numero uno. Almeno questo è il pregiudizio che molti hanno di lui. «Non ci penso, lo faccio e basta. Entra in gioco l’adrenalina e a volte non puoi semplicemente controllarla. Non la cerco, arriva e basta. A volte quando mi vedi dall’esterno, pensi: ‘Sembra un esibizionista’. Ma no, sono solo un ragazzo normale, un uomo di famiglia. Ma quando si tratta di vincere, faccio tutto il possibile per vincere la partita»“.

«Sì, mi sento incompreso – continua Martinez – esattamente… chi pensa che io sia un esibizionista probabilmente non mi conosce. Quando chiedi a tutti i miei compagni di squadra, quelli della nazionale, faccio tutto per la mia squadra, cerco di aiutare tutti nel club. L’unica cosa che voglio è il meglio per il mio club e per il mio paese. È tutto ciò che mi interessa».

In altre parole, vuole vincere a tutti i costi senza scuse, “anche se è difficile credergli quando insiste nel dire che non ha mai intenzione di irritare i tifosi“. «Non cerco mai di innervosire i tifosi, non lo faccio mai. Cerco solo di rallentare le cose quando la partita è contro di noi; cerco di calciare la palla il più forte possibile verso l’altro lato».

El Dibu insiste: «Se non insulti nessuno, nessuna religione… Penso che tu possa fare quello che vuoi. Io non impreco, non insulto nessuno. Cerco solo di aiutare la mia squadra, tutto qui. Rispetto sempre i giocatori. Voglio solo vincere la partita. Non oltrepasso mai un limite».

Le superstizioni? «Aaah, ne ho un sacco. Mantengo la mia stessa routine: mi assicuro di fare pilates, yoga due giorni prima, prego prima delle partite, ho incontri con lo psicologo. Parlo ad alta voce in allenamento dicendo: ‘Dobbiamo vincere un trofeo, dobbiamo almeno giocare una finale’».

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